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i n f e r n o xv. |
[v. 100-120] |
costoro perchè sono sanza giogo di matrimonio, et ancora perchè a ser Brunetto si convenia sì fatta compagnia, secondo la convenienzia del testo, che pone che sieno divisi a brigate, secondo le loro condizioni, come finse di sopra cap. ix, degli eretici, quando disse: Simile qui con simile è sepolto; e così qui, e di gran fama: imperò che per la scienzia quelli che nominerà, furono uomini molto famosi, D’un medesmo peccato; cioè soddomitico, al mondo; cioè mentre che furono al mondo, lerci; cioè brutti. Priscian sen va con quella turba grama; cioè con quella moltitudine dolente. Questo Prisciano fu apostata e fu grande grammatico, et a petizione di Giuliano consolo de’ Romani compose lo volume, suo dell’arte della Grammatica in xv libri; cioè in xiii de’ costruttibili et in due ultimi della congiunzione 1; lo quale volume è ora diviso, e l’uno si chiama maggiore volume, e l’altro minore. E Francesco d’Accorso, Questo fu legista bolognese figliuolo d’Accorso, lo quale chiosò la legge, anco vedervi; tu Dante, S’avessi avuto di tal tigna brama; cioè, s’avessi avuto desiderio di tale angoscia. Molestia è ad ogni amico 2 onesto vedere li viziosi e massimamente sì fatti, che sono in odio a Dio, alla natura, et alli uomini ragionevoli, et eziandio a’ demoni; e come la tigna fa abominazione allo stomaco; così cotali peccati fanno abominazione all’animo ragionevole. Colui potei; cioè vedervi, che dal Servo de’ servi; cioè dal papa che s’intitola in tutte le sue lettere Servus servorum Dei, secondo che trovò prima, et usò sempre santo Gregorio, Fu trasmutato d’Arno; cioè da Fiorenza che è posta in su l’Arno, in Bacchiglione; cioè in Vicenza che è città di Lombardia, ov’è uno fiume che si chiama Bacchiglione, Dove; cioè in Vicenza, lasciò li mal protesi nervi; cioè li nervi del membro virile che avea teso a malo uso, in quanto l’avea usato contra natura; e pertanto significa che in Vicenza morisse costui. L’autore non nomina; ma descrivelo, et intendesi che fosse un vescovo di Fiorenza, che il papa tramutò e fecelo vescovo di Vicenza. Di più direi; dice ser Brunetto; ma il venir e il sermone Più lungo esser non può; et assegna la cagione: però ch’io; cioè ser Brunetto, veggio Surger là nuovo fumo del sabbione; cioè della rena 3; e questo era segno che gente venia. Gente vien con la quale esser non deggio; io ser Brunetto, però 4 non sono di mia condizione: Siati raccomandato il mio Tesoro; cioè il mio libro, lo quale io feci. Per questo si dee intendere che l’autore ebbe in volere di metterlo in fama in questo suo poema, come di suo fiorentino: imperò che a fama della sua città,
- ↑ C. M. della costruzione;
- ↑ C. M. ad ogni animo onesto
- ↑ C. M. della terra;
- ↑ C. M. perchè non sono della mia condizione: