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cioè morto: però che chi è morto è in bando dell’umana natura: imperò che l’umana natura è essere unita l’anima col corpo, e da questa unità s’era partito ser Brunetto sì, che non vi potea tornare infino al di’ del Giudicio: Chè in la mente; cioè nella mente mia, dice Dante, m’è fitta, et or m’accora; cioè m’invigorisce e conforta, La chiara e buona imagine e paterna; cioè la similitudine e la memoria che come padre m’ammonavate 1, Di voi; ser Brunetto, quando nel mondo ad ora ad ora M’insegnavate come l’uom sè eterna; cioè si fa eterno. Et è qui da notare che l’uomo si fa eterno con le buone e virtuose opere, per le quali dura la fama del mondo, o vero dell’uomo nel mondo eterna. Et intendendo a questo modo eterna si pone impropriamente; cioè si sempiterna: imperò che eterno è sanza principio e sanza fine; ma sempiterno è con principio e con fine; ma dura lungo tempo. Potrebbesi ancora intendere eterna; cioè perpetua, et allora nel mondo determina quel verbo m’insegnavate, et intendesi che l’uomo si perpetua con le buone opere: imperò che nel mondo vive 2 per fama et in cielo vive 2 per gloria sanza fine. E quanto l’abbia a grato; io Dante questo insegnamento et ammonimento, mentre vivo; cioè mentre ch’io viverò, Convien che nella mia lingua si scerna; cioè si conosca e vegga in quest’opera, la quale io ò fatta. Ciò, che narrate; voi ser Brunetto, di mio corso; cioè di quello che mi dee avvenire nel corso della mia vita, scrivo; io Dante in questa Comedia, E serbolo a chiosar; cioè a disporre, con altro testo; di questa Comedia; cioè con quello che finge che li dicesse messer Farinata, di sopra nel canto x. cioè: Ma non cinquanta volte fia raccesa La faccia della donna, che qui regge, Che tu saprai quanto quell’arte pesa; insieme questo con quello che fu detto di sopra, dice che serba a disporre, A donna, che saprà; cioè a Beatrice che significa la santa Teologia, come detto fu di sopra, e come afferma l’autore nel sopra detto canto, ove finge che Virgilio dica: La mente tua conservi quel che udito Ài contra te, mi comandò quel saggio, Et ora attendi qui, e drizzò il dito. Quando sarai dinanzi al dolce raggio Di quella, il cui bell’occhio tutto vede, Da lei saprai di tua vita il viaggio. Et è qui notabile che l’uomo non dee credere alli indovinanti et alli predicatori, se non quanto permette la santa Teologia. Dice poi: se a lei arrivo; questo si dee intendere, se io compierò, e continuerò questa mia opera, tanto ch’io finga ch’io arrivi a lei, e ch’io finga quel che Beatrice predica della mia vita; e questo fa nella terza cantica, nel canto xxii. Tanto vogl’io; cioè io Dante, che vi sia manifesto; a voi ser Brunetto, Pur che mia coscienza non mi
- ↑ Ammonavate; ammonivate, per la consueta riduzione degli antichi. E.
- ↑ 2,0 2,1 C. M. viene