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414 | i n f e r n o xv. | [v. 55-78] |
proprio significato alio impropio, come fa l’autore che pone li sorbi per li aspri cittadini, e lo fico per lo dolce, come era elli e li suoi simili; e poi ch’à mostrato le condizioni de’ Fiorentini secondo l’origine, dimostrale ancora secondo la fama, dicendo: Vecchia fama; cioè antica, nel mondo li chiama orbi; cioè ciechi, e questo era perchè erano tenuti poco proveduti ne’ fatti loro, Gente avara, invidiosa, e superba; questi tre vizi comunemente sono in loro; onde di sopra ancora disse l’autore: Superbia, invidia et avarizia sono Le tre faville ch’ànno i cuori accesi. E questo s’intende in comune, che in particolare pur vi sono delli buoni che non ànno questi vizi, onde ammonisce ser Brunetto l’autore dicendo: Da’ lor costumi; cioè da’ Fiorentini, fa che tu ti forbi; cioè tu Dante sì, che tu non ne sia macchiato, com’ellino. La tua fortuna; continua ser Brunetto lo suo vaticinio, dicendo che il favore della influenza comune, che Dante à d’essere glorioso e famoso, tanto onor ti serba; a te Dante, Che l’una parte, e l’altra; cioè Bianchi e Neri, avranno fame; cioè desiderio, Di te; Dante; ma lungi fia dal becco l’erba; cioè di lungi fia lo saziamento del loro appetito. E per questo mostra che Dante, infastidito per le condizioni de’suoi cittadini, si partì da Fiorenza, e poi rivocato più volte da loro, non vi volle mai tornare; e seguendo ser Brunetto la sua metafora, soggiugne: Faccian le bestie Fiesolane; cioè li Fiorentini discesi di Fiesole, diventati bestiali, strame; cioè pascansi e faccino strazio di lor medesime 1; cioè di quelli che sono di loro origine e non delli altri: la bestia à questa condizione che si pasce dello strame, e pascendosi se lo caccia sotto li piedi e com’ell’è sanza ragione; così vuol dire che’ Fiorentini non ragionevoli, che sono discesi da Fiesole, si pascano delli descendenti da loro, e loro calchino 2, e non guastin la pianta; cioè l’uomo virtuoso o fruttifero, come la pianta, S’alcuna surge; cioè nasce, ancor in lor letame; cioè nella loro viltà e viziosità, come nacque Dante e li altri virtuosi, In cui; cioè nel quale letame, ruina; cioè si guasta e viene meno, la semente santa; cioè l’origine santa e buona, Di quei Roman; cioè cittadini di Roma, che vi rimaser; insieme coi Fiesolani in Fiorenza, quando Fu fatto il nidio; cioè di Fiorenza, di malizia tanta; quanta qui è abondata. E per questo si può comodamente intendere che l’autor voglia dimostrare l’origine dei Fiorentini non essere solamente da’ Fiesolani; ma eziandio da li Romani.
C. XV — v. 79-96. In questi sei ternari finge l’autor nostro com’elli rispose a ser Brunetto, dicendo: Se fosse tutto pieno il mio dimando, Rispuosi lui; dice Dante a ser Brunetto, voi non sareste ancora; cioè voi ser Brunetto, Dell’umana natura posto in bando;