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406 | i n f e r n o xv. | [v.34-42] |
voleano ragionare, o che s’arrestassono, o che l’uno o ver l’altro tornasse a dietro; ma finge l’autore che ser Brunetto torni a dietro innanzi ch’elli, perchè è più conveniente: però che Dante guidato dalla ragione significata per Virgilio, andava per tornare alle virtù per considerazione de’ vizi e peccati e delle loro pene sì, che non si convenia tornare addietro; ma sì andare innanzi.
C XV — v. 34-42. In questi tre ternari l’autor finge lo ragionamento, ch’ebbe con ser Brunetto, dell’andare e dello stare, dicendo: Io; cioè Dante, dissi a lui; cioè a ser Brunetto: Quanto posso ven preco; che torniate a dietro meco; E se volete che con voi m’asseggia; cioè a sedere mi ponga, Faròl, se piace a costui; cioè a Virgilio, che vo seco; cioè che vo con lui. E qui è notabile che l’uomo non dee deliberare, se non quel che detta la ragione, e così dimostra l’autor moralmente, rimettendo la volontà sua in Virgilio, lo quale significa come dimostrato è in più luoghi, la ragione; et allora rispose ser Brunetto, dicendo: O figliuol, disse; ser Brunetto a Dante; ben se li convenia questo nome: imperò ch’era stato suo discepolo, qual di questa greggia; cioè di questo luogo del terzo girone: greggia è lo luogo dove sta la mandria delle pecore; ma qui si pone per lo luogo a quelli dannati deputato, Si resta punto; cioè che non vada continuamente, giace poi cent’anni; per pena della disubbidienza della giustizia, Sanza rostarsi; dalle fiamme che caggiono 1 sopra di lui, quando il fuoco il seggia; cioè lo fascia e cuocelo: propiamente s’intende siede sopra esso. Per questa fizione mostra 2 l’autore la pena de’ violenti contra la natura, tanto che sono li soddomiti, della quale fu detto di sopra, e però non si replica qui; e dimostra che non sia licito a nessuno dell’inferno cessarsi dalla Giustizia divina: imperò che sarebbe violento contro a Dio 3, che è giacere come fu detto di sopra; et in quanto dice cent’anni seguita l’autorità di Virgilio che dice dell’insepulti; cioè non sepeliti: Centum errant annos, e de’si intendere tempo infinito per lo finito: imperò che dice cent’anni, comprendendo tutta la vita corporale dell’uomo che si termina in fra questi cent’anni; così volle intendere tutta la vita spirituale, che non à termine, giacciono li violenti contra Idio. E moralmente intendendo di quelli del mondo, si può esporre che quando quelli del mondo, che vanno discorrendo per sì disonesto vizio, vi s’arrestano per ostinazione, giacciono poi cent’anni; cioè tutto il tempo di loro vita, in sì fatta bruttura, sanza rostarsi; cioè difendersi da sì fatta arsione et incendio di sì fatto vizio. Però va oltre; dice ser Brunetto a Dante: io ti verrò ai panni; cioè ti verrò