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402 | i n f e r n o xv. | [v. 1-12] |
come di notte quando è innovata la luna che non appare il suo splendore, ragguarda l’uno l’altro fisamente et accrespavano 1 le ciglia, come fa lo sartore, quando è vecchio, nella cruna dell’ago; e così adocchiato da costoro fu conosciuto da uno, che l’afferrò per lo lembo e gridò: Che maraviglia è questa che tu se’ qui? Et allora dice Dante che, fitto 2 lo suo viso per lo volto incotto per l’arsura di quell’anima, lo riconobbe benchè fosse abbruciato, e chinando la sua faccia a quella di quell’anima disse: O ser Brunetto, siete voi qui? Et allora quell’anima; cioè ser Brunetto rispose: Io voglio essere un poco teco, ritorna a dietro e lascia andare questa brigata 3. Allora disse Dante: Io ve ne priego quanto posso; e se volete ch’io mi ponga a sedere con voi, farollo se piacerà a colui col quale io vo. Allora disse ser Brunetto: Io non voglio restare d’andare: però che m’è vietato, perchè qualunque di questo luogo s’arresta punto, giace poi cent’anni sanza rostarsi 4, quando lo fuoco li viene a dosso e friggelo; e però seguita lo tuo cammino, io ti verrò accostato e poi raggiugnerò la mia brigata che va piangendo li suoi eterni danni. E soggiugne Dante che perch’elli non osava scender della strada, per non abbruciarsi i piedi andava col capo chinato, come persona che va reverente a suo maggiore. Et allora cominciò ser Brunetto: Qual fortuna o destino innanzi l’ultimo di’ della vita ti mena qua giù, e chi è colui che ti mostra il cammino? Allora risponde Dante che di sopra nella vita serena; cioè nel mondo, si ritrovò in una valle, della quale fece menzione nel principio del libro, innanzi che l’età sua fosse piena; et aggiugne che pur iermattina le volse le spalle che si partì da essa, et allor li apparve Virgilio quando tornava a dietro, e menollo a casa sua per questa via; e questa è la sentenzia litterale. Ora è da vedere lo testo con l’allegorie, ovvero moralitadi.
C. XV — v. 1-12. In questi quattro ternari l’autor nostro pone il processo del suo cammino su per uno argine del fiume, dimostrando per due similitudini com’eran fatti, dicendo: Ora cen porta; cioè Virgilio e me Dante, l’un de’ duri margini; dice duri perch’erano di pietra, E il fumo del ruscel; cioè di quel che detto fu di sopra, e questo fumo così grande mostrava la gran caldezza dell’acqua 5,
- ↑ C. M. aguzzavano le cillia come fa lo costore, quando
- ↑ C. M. che ficcò lo suo viso
- ↑ Altrimenti - Et allora quell’anima rispuose: ser Brunetto ritornerà un poco teco addietro, non ti dispiaccia e lascerà andare la sua brigata oltre. Allora
- ↑ C. M. senza restarsi, quando
- ↑ C. M. dell’acqua, unde uscia, di sopra aduggia; cioè affumma e fa ombra, e questo era per la caldessa dell’acqua, che noi veggiamo che l’acque sulfuree