100Nè per tanto di men parlando vommi1
101Con ser Brunetto, e domando chi sono
102Li suoi compagni più noti, e più sommi.
103Et elli a me: Saper d’alcuno è bono;
104Delli altri fìa laudabile tacerci:
105Chè il tempo saria corto a tanto sono.
106In somma sappi, che tutti fur cherci,
107E litterati grandi e di gran fama,
108D’un medesmo peccato al mondo lerci.
109Priscian sen va con quella turba grama,
110E Francesco d’Accorso; anco vedervi,
111Savessi avuto di tal tigna brama,
112Colui potei, che dal Servo de’ servi
113Fu trasmutato d’Arno in Bacchiglione,
114Dove lasciò li mal protesi nervi.
115Di più direi; ma il venir e il sermone
116Più lungo esser non può: però ch’io veggio2
117Surger là nuovo fumo del sabbione.3
118Gente vien con la quale esser non deggio:
119Siati raccomandato il mio Tesoro,4
120Nel quale io vivo ancora; e più non cheggio.
121Poi si rivolse, e parve di coloro,
122Che corrono a Verona il drappo verde
123Per la campagna; e parve di costoro
124Colui che vince, e non colui che perde.
- ↑ v. 100. C. M. Non per tanto
- ↑ v. 116. C. M. perchè io veggio
- ↑ v. 117. C. M. Là surger
- ↑ v. 119. Sieti