73Faccian le bestie Fiesolane strame
74Di lor semente, e non guastin la pianta,1
75S’alcuna surge ancor in lor letame,2
76In cui ruina la semente santa
77Di quei Roman, che vi rimaser, quando
78Fu fatto il nidio di malizia tanta.
79Se fosse tutto pieno il mio dimando,3
80Rispuosi lui, voi non sareste ancora
81Dell’umana natura posto in bando:
82Chè in la mente m’è fìtta, et or m’accora
83La chiara e buona imagine e paterna4
84Di voi, quando nel mondo ad ora ad ora
85M’insegnavate come l’uom sè eterna:
86E quanto l’abbia a grato, mentre vivo,5
87Convien che nella mia lingua si scerna.
88Ciò, che narrate di mio corso, scrivo,
89E serbolo a chiosar con altro testo
90A donna, che saprà, se a lei arrivo.
91Tanto vogl’io che vi sia manifesto,
92Pur che mia coscienza non mi garra,
93Che alla Fortuna, come vuol, son presto.
94Non è nuova alli orecchi miei tale arra;
95Però giri Fortuna la sua rota,
96Come le piace, e il villan la sua marra.
97Lo mio Maestro allora in sulla gota
98Destra si volse indietro, e riguardommi;
99Poi disse: Bene ascolta chi la nota;
- ↑ v. 74. Di lor medesme, e non tocchin la pianta,
- ↑ v. 75. C. M. nel lor letame,
- ↑ v. 79. Se fosse pieno tutto il mio dimando,
- ↑ v. 83. C. M. La cara e buona imagine paterna
- ↑ v. 86. C. M. a grado mentr’io vivo,