46El cominciò: Qual fortuna o destino,
47 Anzi l’ultimo di’ qua giù ti mena?1
48 E chi è quei che ti mostra il cammino?
49Lassù di sopra in la vita serena,
50 Risposi a lui, mi smarri’ in una valle,
51 Avanti che l’età mia fosse piena.2
52Pur ier mattina le volsi le spalle:
53 Questi m’apparve, tornando io in quella,
54 E reducemi a ca per questo calle.3
55Et elli a me: Se tu segui tua stella,
56 Non puoi fallire al glorioso porto,4
57 Se ben m’accorsi nella vita bella:
58E s’io non fossi sì per tempo morto,
59 Veggendo il Cielo a te così benigno,
60 Dato t’avrei all’opera conforto.
61Ma quello ingrato popolo e maligno,
62 Che discese di Fiesole ab antico,
63 E tiene ancor del monte e del macigno,
64Ti si farà, per tuo ben far, nimico;
65 Et è ragion: chè tra li lazzi sorbi
66 Si disconvien fruttare al dolce fico.
67Vecchia fama nel mondo li chiama orbi,
68 Gente avara, invidiosa, e superba:
69 Da lor costumi fa che tu ti forbi.
70La tua fortuna tanto onor ti serba,
71 Che l’una parte, e l’altra avranno fame
72 Di te; ma lungi fia dal becco l’erba.
- ↑ v. 47. C. M. Anti l’ultimo di’
- ↑ v. 51. C. M. Innanti che
- ↑ v. 54. Ca; casa, nel modo che Ennio avea adoperato do per domun, ed
Omero δῶ per δῶμα. E.
- ↑ v. 56. Fallire; mancare di giugnere. E.