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[v. 130-142] | c o m m e n t o | 395 |
dee addur maraviglia al tuo volto; cioè al tuo aspetto 1, quasi dica: Non te ne debbi maravigliare: imperò che il fiume discende diritto, e cagiona e deriva da sè tutti li altri, come è detto, infino al centro della terra, ove congiela e fa Cocito, ove è Lucifero e in lui finisce; e così solve lo dubbio di Dante.
C. XIV — v. 130-138. In questi tre ternari finge l’autor come elli mosse una quistione a Virgilio, e come Virgilio gliele 2 solvette, dicendo così: Et io; cioè Dante, ancor; dissi: Maestro; cioè Virgilio, ove si trova Flegetonta e Lete; questi sono due fiumi, de’ quali è fatto menzione di sopra, che dell’un; cioè di Lete, taci; cioè non ne parli: imperò che di Lete non n’è fatta menzione nel testo, e questo dice perchè Virgilio nel sesto dell’Eneida pone Lete nelli campi Elisi, E l’altro; cioè Flegetonte, dì che si fa d’esta piova; cioè Flegetonte, e questo dice perchè di sopra Virgilio nominò questo fiume con li altri; ma non Lete; e perchè di sopra nel testo sono stati nominati questi tre fiumi; Acheron, Stige e Cocito e non Flegeton, però ne domanda. Seguita la risposta di Virgilio a queste due domande, dicendo: In tutte tue question certo mi piaci; tu Dante, Rispose; cioè Virgilio; ma il bollor dell’acqua rossa; cioè della fossa dei tiranni passata di sopra, Dovea ben solver l’una che tu faci; cioè l’una questione di Flegetonte: imperò che quella fossa è Flegetonte. Lete vedrai; tu Dante; ma non in questa fossa; dell’inferno: imperò che finge nella seconda cantica che sia uno fiumicello all’entrata del paradiso terrestre, ch’esce d’una fonte con un’altro che si chiama Eunoe, sicchè quel che descende dall’una parte si chiama Lete; cioè di verso mano sinistra, e quel che descende dall’altra parte; cioè da man destra, si chiama Eunoe, Là dove vanno l’anime a lavarsi; cioè del purgatorio, Quando la colpa pentuta è rimossa; cioè quando sono purgate nelle pene del purgatorio: imperò che allora sono dimenticate tutte le colpe, e rimangono l’anime monde.
C. XIV — v. 139-142. In questo ternario et uno verso pone l’autor come Virgilio lo conforta al processo, dicendo: Poi disse; cioè Virgilio a me Dante: Omai; cioè oggimai 3, è tempo da scostarsi Dal bosco; al quale aveano ristritte le loro pedate in fino ivi, per non entrare nella rena calda, fa che di rietro a me; Virgilio, vegne; tu Dante: Li margini; cioè le sponde del fiumicello, del quale fu detto di sopra, fan via; cioè danno via a noi da poter trapassare questo terzo girone, che non sono arsi; cioè imperò che non sono arsi come la rena, come fu detto di sopra, E sopra loro; cioè sopra li margini, ogni vapor si spegne; come detto fu di sopra, e fu sposto moralmente. Qui finisce lo xiiii canto.