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[v. 94-120] | c o m m e n t o | 389 |
si puniscono. Queste parole; dette di sopra, fur del Duca mio; cioè di Virgilio, Per ch’io; cioè Dante, il pregai, che mi largisse il pasto; cioè lo saziamento, Di cui largito m’avea il disio; cioè di quello che mi avea dato lo desiderio; cioè che mi mostrasse la notabil cosa di quel fiume, a che l’avea commosso.
C. XIV — v. 94-120. In questi nove ternari finge l’autore come Virgilio li manifesta lo nascimento del fiumicello detto di sopra, e di tutti li altri infernali, dicendo: In mezzo mar; cioè mediterraneo; cioè nel mare Egeo chiamato Arcipelago, siede un paese guasto; cioè una isola che si chiama Creta, benchè molti la chiamano Candia, per una citta che v’è così chiamata; e dice questo per respetto di quello che già fu: imperò che i poeti dicono che quella isola ebbe già cento cittadi, o vero popoli, e fu grande cosa secondo che essi fingono, et una delle Cicladi, e però seguita: Diss’elli; cioè Virgilio, allora, che si chiama Creta. Questa isola fu chiamata Creta dal nome d’uno re, ch’ella ebbe che fu chiamato Cres, Sotto il cui rege; cioè Saturno, che fu re di Creta, lo quale abitò in Olimpo, et ebbe sotto il suo governo Creta, fu già il mondo casto. Li poeti greci, de’ quali fu grande copia appo li Greci, ricevendo grandi benefici dal re Saturno, volendoli compiacere finsono ch’elli fosse signor del mondo, e però lo chiamarono idio, lo qual vocabolo ancora si dà alli imperatori che si chiamano divi. E perchè allora il mondo sotto lo reggimento di Saturno fu in grande pace et in grande onestà e virtù in quelle parti, ov’elli signoreggiò et insegnò loro a vivere insieme sotto giustizia et equità, et a lavorare le terre e porre le vigne, e comporre città e castella, a viver civilmente; e così insegnò poi alli Italiani, quando cacciato dal suo figliuolo Giove, venne in Italia et abitò in quella; e però dissono i poeti che quella fu l’età dell’oro, et il nostro autore seguitandoli, dice che sotto lui, fu già il mondo casto. Una montagna v’è; cioè nella delta isola, che già fu lieta D’acque e di frondi; e pertanto era aperta al bestiame, che si chiamò Ida; questa montagna: imperò che Ida tanto è a dire, quanto cosa bella; et è da notare che un’altra Ida è la selva di Troia. Ora è diserta; cioè abbandonata la detta montagna, come cosa vieta; cioè come cosa invecchiata, o vero disabitata e vietata d’abitare. Rea; questa fu moglie di Saturno, che fu chiamata ancora Cibele 1 et Ops, la scelse già; cioè la detta montagna, per cuna fida; cioè per fedele allevamento: imperò che cuna 2 è culla in che s’allevano i fanciulli, Del suo figliuolo; cioè Giove. Fingono li detti poeti che essendo gravida la reina Rea, Saturno ebbe dall’oracolo 3 che il dovea cacciare del regno; onde per volere