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386 | i n f e r n o xiv. | [v. 73-84] |
la sentenzia litterale. Ora è da vedere lo testo con le storie e moralitadi.
C. XIV — v. 73-84. In questi quattro ternari l’autor nostro finge come, seguendo suo cammino, pervennono a uno fiume lo qual descrive, dicendo così: Or mi vien dietro, e guarda che non metti Ancor li piedi nella rena arsiccia; parla Virgilio a Dante che non metta ancor li piè suoi nella rena arsiccia, ch’era nel terzo girone; Ma sempre al bosco; del secondo girone, li ritieni stretti; cioè i piedi per non entrare in sulla rena. Et è qui una bella moralità; cioè che la ragione significata per Virgilio ammonisce la sensualità significata per Dante che li vada dietro: imperò che, quando la sensualità segue la ragione, ella non può errare; et in quanto dice che non metta i piedi nella rena calda; ma stringali alla selva, dà rimedio di fugire 1 quali si puniscono quivi; cioè seguitando la ragione e stando in solitudine e penitenzia, che è significata per lo bosco; li piedi significano li affetti e li desidèri; la rena calda significa l’incendio di sì fatti peccati. Tacendo; cioè sanza parlare, divenimo; Virgilio et io Dante, là, ove spiccia; cioè a quel luogo ove usciva, Fuor della selva; detta di sopra, un picciol fiumicello; il quale attraversava li gironi, Lo cui rossore; cioè lo rossor del quale, ancor mi raccapriccia; cioè raccordandomene, ancor me ne viene orrore; et accapricciare è levare li capelli ritti, come avviene per paura; cioè caporicciare; e però si dice: Io ebbi un 2 grande raccapriccio; cioè uno arricciamento de’ capelli del capo, che significa la paura. Quale del bulicame; cioè di Viterbo, ch’è una città presso a Roma. Qui fa similitudine da quel fiumicello al bulicame di Viterbo, onde è da sapere che 3 Viterbo è uno lago, la cui acqua sempre manda su bollori; e però si chiama bulicame perchè sempre bolle, quasi come bollicamento continuo; et è tanto calda, che gittandovi dentro una bestia non se ne vedrebbe se non l’ossa, e di quello lago esce uno fiumicello che passa per lo luogo delle meretrici di Viterbo, et è partito per le case d’esse meretrici sì, che quivi si possono lavare perchè l’acqua per longo corso diventa temperata, sì che si può patire; e cotale dice che era quello, che trovarono nell’inferno uscire della selva et attraversare lo terzo girone. esce il ruscello; cioè quel piccolo fiumicello Che parton poi tra lor le peccatrici; cioè le meretrici che stanno in quel meretricio: veramente l’autor nostro in luogo conveniente addusse tale similitudine, considerando che finga che si punisca lo peccato contra natura; Tal per la rena giù; cioè del terzo girone, seguiva quello; che trovarono Virgilio e Dante. Lo fondo suo; cioè