46Chi è quel grande, che non par che curi
47 Lo incendio, e giace dispettoso e torto
48 Sì, che la pioggia non par che il maturi?
49E quel medesmo, che si fu accorto,
50 Ch’io domandava il mio Duca di lui,
51 Gridò: Qual io fu’ vivo, tal son morto.1
52Se Giove stanchi il suo fabbro, da cui
53 Crucciato prese la folgore acuta,
54 Onde l’ultimo di’ percosso fui;
55E s’elli stanchi li altri a muta a muta
56 In Mongibello alla fucina negra,
57 Chiamando: Buon Vulcano, aiuta, aiuta,
58Sì com’el fece alla pugna di Flegra,
59 E me saetti con tutta sua forza,
60 Non ne potrebbe aver vendetta allegra.
61Allora il Duca mio parlò di forza
62 Tanto, ch’io non l’avea sì forte udito:
63 O Capaneo, in ciò che non s’ammorza
64La tua superbia, se’ tu più punito:2
65 Nullo martirio, fuor che la tua rabbia,3
66 Sarebbe al tuo furor dolor compito.
67Poi si rivolse a me con miglior labbia,
68 Dicendo: Quel fu l’un de’ sette regi,
69 Ch’assediar Tebe, et ebbe, e par ch’elli abbia,4
70Dio in disdegno, e poco par che il pregi;
71 Ma, come io dissi a lui, li suoi dispetti
72 Sono al suo petto assai debiti fregi.
73Or mi vien dietro, e guarda che non metti
74 Ancor li piedi nella rena arsiccia;
75 Ma sempre al bosco li ritieni stretti.5
- ↑ v. 51. C. M. Qual fu’io vivo,
- ↑ v. 64. se’ tu ben punito:
- ↑ v. 65. C. M. martiro,
- ↑ v. 69. C. M. Ch’assiser Tebe,
- ↑ v. 75. C. M. al bosco tien li piedi stretti.