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c a n t o   xiv. 369

19D’anime nude vidi molte gregge,
      Che piangean tutte assai miseramente,
      E parea posta lor diversa legge.
22Supin giacea in terra alcuna gente,
      Alcuna si sedea tutta raccolta,
      Et altra andava continuamente.
25Quella, che giva intorno, era più molta,
      E quella men, che giacea al tormento;
      Ma più al duolo avea la lingua sciolta.
28Sopra tutto il sabbion d’un cader lento
      Piovean di fuoco dilatate falde,
      Come di neve in alpe sanza vento.
31Quali Alessandro, in quelle parti calde
      D’India, vide sopra lo suo stuolo
      Fiamme cadere infino a terra salde,
34Per ch’ei provide a scalpitar lo suolo
      Con le sue schiere, per ciò che il vapore
      Mei si stingueva mentre ch’era solo;
37Tale scendeva l’eternale ardore:
      Onde la rena s’accendea, com’esca
      Sotto il fucile, a doppiar lo dolore.
40Sanza riposo mai era la tresca
      Delle misere mani or quindi, or quinci
      Escotendo da sè l’arsura fresca.12
43 Io cominciai: Maestro, tu che vinci
      Tutte le cose, fuor che i demon duri,
      Ch’all’entrar della porta incontra uscinci,3

  1. v. 42. Escotendo; quasi alla latina, dal verbo excutere. E.
  2. v. 42. C. M. Scotendo pur da sè l’arsura fresca.
  3. v. 45. Uscinci; ci uscino, e codesta è la terminazione primitiva, risultante dalla solita aggiunta del no alla terza persona singolare del perfetto. E.
Inf. T. I. 24