19D’anime nude vidi molte gregge,
20 Che piangean tutte assai miseramente,
21 E parea posta lor diversa legge.
22Supin giacea in terra alcuna gente,
23 Alcuna si sedea tutta raccolta,
24 Et altra andava continuamente.
25Quella, che giva intorno, era più molta,
26 E quella men, che giacea al tormento;
27 Ma più al duolo avea la lingua sciolta.
28Sopra tutto il sabbion d’un cader lento
29 Piovean di fuoco dilatate falde,
30 Come di neve in alpe sanza vento.
31Quali Alessandro, in quelle parti calde
32 D’India, vide sopra lo suo stuolo
33 Fiamme cadere infino a terra salde,
34Per ch’ei provide a scalpitar lo suolo
35 Con le sue schiere, per ciò che il vapore
36 Mei si stingueva mentre ch’era solo;
37Tale scendeva l’eternale ardore:
38 Onde la rena s’accendea, com’esca
39 Sotto il fucile, a doppiar lo dolore.
40Sanza riposo mai era la tresca
41 Delle misere mani or quindi, or quinci
42 Escotendo da sè l’arsura fresca.12
43 Io cominciai: Maestro, tu che vinci
44 Tutte le cose, fuor che i demon duri,
45 Ch’all’entrar della porta incontra uscinci,3
- ↑ v. 42. Escotendo; quasi alla latina, dal verbo excutere. E.
- ↑ v. 42. C. M. Scotendo pur da sè l’arsura fresca.
- ↑ v. 45. Uscinci; ci uscino, e codesta è la terminazione primitiva, risultante dalla solita aggiunta del no alla terza persona singolare del perfetto. E.