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[v. 127-139] | c o m m e n t o | 341 |
umano e contiene li membri vitali sì, che significa ch’erano nella fossa infino al pettignone, E di costoro assai riconobb’io; cioè Dante; ma non li nomina però. Così a più a più; cioè quanto più s’andava in là, più si trovava mancare l’altezza del sangue nella fossa, e meno vi stavano fitti li peccatori, e però dice: si facea basso Quel sangue bolliente della fossa, sì, che cocea pur li piedi; de’ peccatori, perch’erano stati meno spargitori di sangue, o forse ch’erano stati con l’affezione micidiali: imperochè i piedi significano l’affezione, e per tanto s’intende che qual v’era infino al ginocchio 1 e qual più e qual meno, secondo che s’andava innanzi che mancava, e secondo che si guardava a dietro ove crescea; E quivi; cioè in quella bassezza, fu del fosso il nostro passo; cioè di Virgilio e di me Dante.
C. XII — v. 127-139. In questi quattro ternari e un verso l’autor nostro finge che Nesso li manifesti, passando la fossa, le condizioni della fossa da quella parte, onde non avean veduto, e come Nesso, portato Dante, si ritornò dall’altro lato, dicendo così: Sì come tu; Dante, da questa parte; onde sian 2 venuti; cioè da sinistra, vedi Lo bulicame; chiama quella fossa bulicame per similitudine del bulicame di Viterbo, che è sì caldo ond’esce, che è bogliente, che sempre si scema; come Dante avea veduto, e come già è detto, Disse il Centauro; cioè Nesso, voglio che tu credi; cioè tu Dante, Che da quest’altra; cioè da mano ritta onde non ài veduto, a più a più; cioè quanto più si viene in verso lei, giù prema Lo fondo suo; che tutta via cresce, infin che si raggiugne; sempre crescendo, Dove la tirannia convien che gema; cioè li tiranni convengono essere tormentati, e così piangono per le pene d’essere cotti in quel sangue, essenti sotto il bollore infino al ciglio degli occhi, e questi sono più sotto che tutti li altri: imperò che da loro innanzi viene digradando sì, che tutta via vengono meno sotto, secondo che meno ànno avuto di colpa. La divina Giustizia; la quale punisce secondo i demeriti, di qua pugne; cioè da man ritta, Quell’Attila, che fu flagello in terra. Questo Attila fu d’Ungheria et ebbe gran seguito et andò per lo mondo flagellando ciascuno, e però fu chiamato Attila flagellum Dei, e destrusse Padova, Aquilea e Fiorenza, et all’ultimo andato in Romagna, entrò in Arimino sconosciuto per vedere le condizioni della terra, et andato ad una loggia fu conosciuto da uno cittadino, lo quale prese uno tavoliere 3 e diedeli in sul capo et ucciselo; e così pose Idio fine alla sua mala intenzione. E Pirro; perchè furono due Pirri, l’uno re delli Epiroti e l’altro figliuolo d’Achille, e ciascuno fu spargitore di sangue, come appare per le storie; lo primo guer-