[v. 100-114] |
c o m m e n t o |
337 |
Idio, velava lo capo suo d’ornamenti convenienti alli idii, e tanto ebbe l’animo pieno di superbia che recitando 1 ad Anassarco suo compagno la sentenzia di Democrito suo maestro ch’erano mondi innumerabìli, disse: Oimè misero! che ancor non ò acquistato pur uno. Onde soggiugne Valerio: Stretta possessione fu quella ad uno uomo che bastò all’abitazione di tutti li idii. Alla fine questo Alessandro fu avvelenato, e perchè niuno rimanesse pari di lui, divise quello che avea acquistato a’ suoi cavalieri, acciò che chi n’avesse una parte e chi un' altra. In tanto fu spargitore di sangue umano che Paulo Orosio lib. 2 2 cap. 12 dice di lui: In tanta malorum moltitudine difficillima dictis fides tribus proeliis, totidemque annis quindecies centena millia peditum, equitumque consumpta. Et Alessandro fereo fu d'una città di Sicilia che si chiamava Fere, e però fu detto fereo, e fu crudelissimo tiranno e spargitor di sangue; e però dice Valerio di lui nell’ultimo libro cap. De exquisita custodia, ch’elli vivea in sì gran sospetto della sua vita, che mai non andava a dormire, ch' elli non facesse cercare lo letto da’ suoi famigliari, e finalmente per lo meretricio della moglie morì, e di costui dicono molti che Dante intese e che il testo dica: e Dionisio fero, Che fe Sicilia aver dolorosi anni. e Dionisio fero, questo Dionisio fu re di Siracusa di Sicilia e fu crudelissimo tanto, che innanzi che fosse fatto re fu mostrato ad una femina in visione, secondo che pone Valerio cap. De somniis libro primo. Dice Valerio che una nobile donna siracusana ch’avea nome Imera, parendoli nel sonno essere menata in cielo, essendoli mostrate le sedie delli idii, vide un uomo di colore rosso letigginoso 3 legato con catene di ferro alla sedia di Giove sotto li piedi suoi; e domandato colui che la guidava chi era colui ch’ era sì legato, udì che dovea essere crudele re di Sicilia e di Italia, e che poi che fosse sciolto delle catene, dovea essere destruttore di molte città. La qual visione quella Imera l’ altro di’ publicò, et avvenendo poi che Dionisio fu fatto signore, et Imera andando a vedere con la turba il nuovo signore, grido ch’elli era colui ch’ella aveva veduto nel sogno; per la qual cosa Dionisio la fece uccidere. Questo Dionisio tanto crudelmente tenne la sua signoria, che essendo chiamati prima li re tiranni, da lui si cominciò chiamare li crudeli e rei re tiranni. Questo Dionisio ebbe a vile non solamente li uomini; ma li dii, secondo che pone Valerio, libro primo capitolo De neglecta religione dicendo che a Locri spogliò lo tempio di Proserpina di tutti adornamenti e poi navicando et avendo bellissimo tempo cianciandosi 4 del suo sacrilegio, disse a quelli ch’erano con lui:
- ↑ C. M. recitando Anassarco
- ↑ C. M. libro terzio
- ↑ C. M. lentigioso
- ↑ C. M. cianzandosi