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i n f e r n o xii. |
[v. 100-114] |
C. XII - v. 100-114. In questi cinque ternari finge l’autor nostro come andarono col Centauro intorno alla fossa, e come lo Centauro detto Nesso manifesta chi sono i bolliti nella fossa, dicendo così: Or ci movemmo; Virgilio et io Dante, con la scorta fida; cioè con Nesso; e parla quivi per lo contrario, che non fu fido a Deianira, Lungo la proda del bollor vermiglio; cioè lungo la proda della fossa del sangue bogliente, Dove i bollili facean alte strida; cioè gridavano coloro, ch’erano bolliti nel sangue; e questa è conveniente pena che l’uomo sia tormentato in quello che s’è dilettato. Io viddi; cioè io Dante, gente sotto infino al ciglio; nel sangue bogliente. Questo è conveniente che li occhi, che sanza orrore sono potuti 1 stare a vedere lo spargimento del sangue umano come li tiranni, bollano nel sangue; e così tutti li altri sentimenti, che bene è gran bestialità che l’uomo si diletti dello spargimento del sangue umano, come le fiere. E il gran Centauro; cioè Nesso, disse: Ei son tiranni; costoro che sono così sotto, Che dier nel sangue, e nell’aver di piglio; cioè ànno fatto violenzia altrui, spargendo 2 lo sangue umano e rubando l’avere altrui. Quivi; in quella fossa, si piangon li spietati danni; che ànno dati li tiranni ad altrui: chè sono stati sanza pietà, anzi sono stati crudeli. Quivi è Alessandro. Qui si dubita di quale Alessandro l’autore intendesse, o d’Alessandro Magno o d’Alessandro Fereo 3 di Sicilia: imperò che Alessandro Magno re di Macedonia la quale è in Grecia, e confina con Tessaglia che si comprende sotto Macedonia, fu figliuolo del re Filippo, e tanto fu superbo ch’ebbe intenzione di soggiogarsi tutte le nazioni e popoli, e per questo fu violentissimo combattendo con Dario re dei Persi e Medi, poichè uscì di terra Cetim e fece con lui innumerabili battaglie e così per l’altre parti del mondo. E dice di lui la Bibbia nel libro primo de’ Maccabei ch’elli ebbe tutte le città et uccise li re della terra, e passò infino alle fini della terra e prese le spoglie della moltitudine della gente, e tacette la terra nel cospetto suo e congregò virtuoso esercito e forte, e troppo fu esaltato et elevato lo cuor suo, et acquistò le regioni delle genti e li tiranni, e feceli tributari: molti altri et infiniti spargimenti di sangue e crudelissime cose fece, delle quali ne pone una Seneca; che lo suo maestro Lisimaco diede a devorare a’ leoni; e questo pone ancora Valerio nel libro ix De ira et odio: e cap. De superbia, pone che in tanta superbia venne che negava d’essere figliuolo del re Filippo, et appellavasi figliuolo di Giove Ammone. E per non parere di Macedonia 4 e per parere
- ↑ C. M. ànno potuto
- ↑ C. M. spregiando
- ↑ C. M. Fero
- ↑ C. M. di Macedonia dispregiava li vestimenti e li costumi di Macedonia e per parere Dio,