Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
segnare: perciocchè l'insegnamento loro stava nella dichiarazione orale d'un testo scritto, e racchiudeva l'utilità della duplice parola; scritta e parlata, senza della quale difficilmente si genera un buono insegnamento. Oh con quanta allegrezza il nostro professore avrà accolta una simile congiuntura, nella quale fuor d'ogni dubbio avrebbe manifestato come non pur egli sapeva esporre i precetti dell'arte dello scrivere; ma poteva anche apprestare un modello di classica dettatura! E qui non mi so contenere dal querelarmi della grande nostra inerzia, che tenne occulto per forse cinque secoli un tesoro tra di stile e di lingua maraviglioso! Nel giugno del 1385 esso avea già terminato il suo Commento, cui dovette interrompere per due gravi infermità che ne lo incolsero; il quale breve spazio, che altrimenti avrebbevi consumato, serve a persuaderne quanta fosse la sua facoltà intellettiva e la studiosa di lui sollecitudine. Quale miniera non ebbe egli dischiusa ad arricchire il patrimonio della natia loquela? Quanta franchezza e quanta grazia nel coniare vocaboli nuovi o derivarli da idiomi affini, ed acconciarli e disporre con tale una avvenenza da sembrare anch’oggi nati fatti di poco? Pare che egli prenunziasse a quanto viene presentemente insegnato; che l’esplicamento altresì della favella vuol essere interiore, dinamico, organico, il quale consiste nel compimento dei derivativi d’ogni radice, e nell'aggiunta assennata di nuovi radicali, ricavati dalla lingua madre. La sua lezione è in sul dichiarare le storie? Pochi gli entrano innanzi vuoi nelle sacre, vuoi nelle profane. Domestico qual era e dei Padri della Chiesa e de’ Filosofi dell’antichità e dei Classici del Lazio, gli autorevoli detti loro ne riportava ogni volta che stimavali adatti a confermare o il testo del poeta o la propria esposizione. Di scienze fisiche e morali possedeva tanto, che, rispetto ai tempi, si dee ritenere uomo unico piuttosto che raro, dopo la morte dell’ Allighieri e del Petrarca. Non ignoro che oggi i più non fanno buon viso a un Commento così esteso; ma, in cortesia, de’ tanti che abbiamo così alla spicciolata quale sopra codesto riporterebbe il vantaggio e nella conoscenza del cuore umano e nella forma del facile eloquio? Lasciato stare che sia questo il primo Commento che l’Italia ebbesi per intero, vuolsi eziandio grandemente apprezzare come scrittura che mena oro e può emulare tutte le contemporanee. Che, secondo allegoria, o ver moralità,