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i n f e r n o xii. |
[v. 76-90] |
Dante era vivo, lo volle saettare; ma Virgilio rispose e fecelo star cheto. Dice dunque così: Noi; cioè Virgilio et io Dante, ci appressammo a quelle fiere; cioè Centauri detti di sopra, snelle; cioè leggiadre 1, sdutte et adatte a correre: Chiron; cioè quello di cui è detto che nodrì Achille, prese uno strale; cioè una saetta, e con la cocca; della saetta, Fece la barba indietro alle mascelle. Qui nota la violenzia del tirare per lo grande aprire delle braccia, che fece quando volle saettar Dante. Quando s’ebbe scoperta la gran bocca; che tenea occupata la barba e la mano, Disse; cioè Chiron, a’ compagni; cioè alli altri due Centauri: Siete voi accorti, Che quel di dietro; cioè Dante il quale andava di dietro per due cagioni; l’una perchè chi è guidato dè andare di dietro alla guida; l’altra perchè la sensualità dee seguire sempre la ragione volendo andar bene, muove ciò, che tocca? E per questo vuol significare che è vivo. Così non soglion fare i piè de’ morti. Ecco che dichiara che i morti non muovono quello che toccano; e questo è secondo il filosofo che dice che ogni cosa che si muove col toccamento, conviene o che sia corpo o che sia mossa da corpo, e questo non soglion fare li spiriti, perchè lo spirito non può muovere toccando, perchè non à toccamento che è una delle virtù sensitive. E il mio buon Duca; cioè Virgilio, che già gli era al petto; di Chirone, Dove le due nature son consorti; cioè umana e cavallina 2, che, secondo la fizione, dal petto in su era uomo e dal petto in giù era cavallo; e così avea due petti l’uno d’uomo e l’altro di cavallo; et avea quattro gambe come cavallo, e per questo si verifica quel che detto è di sopra, che fossono uomini a cavallo. Rispose. Sempre Dante finge che Virgilio risponda all’impedimento, ove basti la ragione a rimediare con la grazia preveniente: Bene è vivo; cioè Dante, e sì soletto; come tu mi vedi 3, mi convien la valle buia; dell’inferno, Mostrarli; cioè a lui Dante, che non c’era altro modo da camparlo da’ vizi, e quanto a me che mi fu comandato, e però aggiugne: Necessità m’induce, e non diletto; che quel non era luogo da vedere 4 a diletto. Et è qui da notare che quando la sensualità non si vince col giudicio della ragione, si vince quando la ragione li mostra lo suo giudicio sensibilmente, adduccendolo per esempro; e questo era lo guidamento di Virgilio, che questo nuovo uficio li fu commesso da Beatrice e però dice: Tal si partì da cantare alleluia; cioè di vita eterna ove si canta sì fatta laude: questo alleluia è nome ebreo e significa lode di Dio et allegrezza, e sponsi in molti modi
- ↑ C. M. leggieri,
- ↑ C. M. umana et equina, che,
- ↑ C. M. mi vedi, Mostrarli mi convien la valle buia; dell’inferno, per necessità, quanto a Dante,
- ↑ C. M. d’avere a diletto.