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330 | i n f e r n o xii. | [v. 67-75] |
andavano intorno a quella fossa. Vedendoci calar; cioè me Dante e Virgilio giù dalla ripa, ciascun; di quelli Centauri, ristette; cioè stette fermo, E della schiera; de’ Centauri, tre si dipartiro. Nomina qui l’autore tre Centauri come capitani delli altri, per mostrare le tre spezie della violenzia; cioè per Nesso quella che si fa nel prossimo e sue cose; per Chiron quella che si fa in sè medesimo; e per Folo quella che si fa contra Dio: o forse perchè tre se ne trovavano più nominati appo li autori, però finge che fossono tre; cioè Chiron, Nesso e Folo. Con archi et asticciuole; cioè saette, prima elette cioè scielte, come è usanza de’ balestrieri et arcieri di scegliere le saette più atte a saettare: E l’un; di quelli Centauri; cioè Nesso, come apparirà di sotto, gridò di lungi; a Dante et a Virgilio: A qual martiro; di questi tre gironi, Venite voi, che scendete la costa? Ditel costinci, se non l’arco tiro; per saettarvi; e finge l’autore che questo facesse più tosto Nesso che gli altri, perch’egli è de’ violenti contra il prossimo. Lo mio Maestro; cioè Virgilio, disse; rispondendo alla domanda del Centauro: La risposta Farem noi a Chiron; ch’era loro caporale, costà di presso; e questo è notabile perchè quando l’uomo s’abbatte a così fatta gente non dè 1 far con loro molte parole; ma co’ capitani ch’ànno più discrezione; e così detta la ragione, e perciò fìnge che Virgilio rispondesse: Mal fu la voglia tua sempre sì tosta. Qui li rimprovera Virgilio che caro li costò essere così volentiroso 2; cioè quando volle corrompere Deianira moglie d’Ercole, come si dirà di sotto.
C. XII — v. 67-75. In questi tre ternari l’autor nostro finge come Virgilio li manifesta chi sono quelli tre Centauri, che vennoro 3 contra loro, e che l’uno li sgridò e vollegli saettare, dicendo così: Poi mi tentò; Virgilio, e disse: Quelli è Nesso; che ci minaccia, Che morì per la bella Deianira; che fu moglie d’Ercole, E fe di sè la vendetta elli stesso. E per questo è da sapere secondo che dice Ovidio, libro quarto 4 Metamorfoseos, che quando Ercole tornava con la moglie sua Deianira figliuola del re Oeneo di Calidonia, per la quale avea combattuto con Acheloo, pervenne a uno fiume che si chiamava Ebeno 5 o vero Eveno, e poi fu chiamato Acheloo, vinto da Ercole si mutò in quel fiume. Et essendo il fiume grande per le nevi che erano strutte, Deianira non lo potea passare; onde Ercole aspettava che il fiume mancasse; in quel mezzo venne Nesso Centauro e profersesi ad Ercole di passare Deianira in sulla groppa, et elli potea passare notando: Ercole accettò e gittò di là dal fiume l’arco