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c o m m e n t o |
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d’avere congiunzione con Giunone moglie di Giove, e richiesela di ciò: ond’ella schernendolo fece venire una immagine di nebbia in sua figura con la quale Issione si congiunse, e quindi nacquono li Centauri, i quali si diceano essere mezzi uomini e mezzi cavalli, i quali furono ferocissimi e violenti, sicchè essendo alle nozze di Peritoo compagno di Teseo, poichè furono bene pasciuti et inebriati, vollono fare violenzia alla sposa; ma Ercole e Teseo li cacciarono battendoli in sino allo spargimento del sangue. Questa fizione i poeti posono, intendendo questa verità, che Issione lo quale non era di stirpe reale volle avere congiunzione con Giunone, la quale è idia de’ reami; cioè volle acquistarsi regno; onde ella s’apparecchiò la nebbia in sua figura, cioè li beni fortuiti ovvero mondani, che sono come nebbia che appaiono e non sono quel che dimostrano, e di questo nacquono i Centauri: imperò che Ission avendo de’ beni mondani assai, ordinò d’avere cento uomini a suo soldo e poseli a cavallo: perchè 1 furono i primi che in Grecia cavalcassono 2, pareano a coloro che prima li vidono cavalcare, dando bere a loro cavalli a uno fiume sì che i cavalli stavano col capo e collo chinati a bere, che fossono mezzi uomini e mezzi cavalli, e perchè erano cento et erano velocissimi come il vento che si chiamava aura, erano chiamati Centauri, e con questi acquistò Ission lo regno. E il nostro autore finge questi Centauri essere a guardia delle fosse, ove beono 3 li violenti, per convenienzia: imperò che come sono stati strumento nel mondo col quale i tiranni ànno fatto violenzia ai suoi sudditi; così sieno di là loro a tormento; cioè la memoria loro: e perchè in questa vita si dilettarono di loro, abbiano nell’altra di loro tormento: e come in questa vita erano a guardarli da tormento; così nell’altra sieno a guardarli da riposo: e com’erano a fare in questa vita li altri uomini loro suggetti; così sieno nell’altra a fare loro suggetti a’ dimoni. E moralmente intende di quelli del mondo, intorno a’quali accesi d’ira e bollenti nel sangue stanno li soldati i quali non li lasciano uscire della fossa del sangue; cioè del reo pensiere di spargere il sangue delli uomini; e dice armati di saette: però che questi Centauri fìngono i poeti che fossono arcieri, perchè erano più atti a nuocere da lunga, et assalivano e scacciavano la gente, e però aggiugne: Come solean nel mondo andare a caccia; in brigata; così
- ↑ C. M. E perchè funno li primi
- ↑ L’imperfetto del congiuntivo nella terza persona plurale ora si adopera nella sola terminazione in ero, cavalcassero; ma anticamente ne aveva diverse, cavalcassano, cavalcasseno, cavalcassino e cavalcassono. Cavalcassano si ode tra la plebe toscana, e cavalcassono venne per la uniforme piegatura che volea stabilirsi nei princìpi della lingua. E.
- ↑ C. M. dove bollono li violenti,