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[v. 46-66] | c o m m e n t o | 327 |
come si dirà di sotto; e questo finge l’autore per mostrare questa allegoria, che nella morte di Cristo fu rotta e vinta tutta la violenzia del demonio. Che venisse Colui; cioè Cristo, che la gran preda; de’ santi Padri, Levò a Dite; cioè a Plutone; cioè a Lucifero, del cerchio superno: cioè del limbo, Da tutte parti l’alta valle feda; cioè la profonda e brutta valle infernale, Tremò sì, ch’io; Virgilio, pensai che l’universo; cioè il mondo tutto, Sentisse amor; cioè concordia, per lo qual; amor, è chi; cioè alcuno che creda Più volte il mondo in caos converso; cioè tornato in confusione, come fu quando fu fatta la pregiacente 1 materia, innanzi che si riducesse in forma. Questo, che crede così, è qualunque tiene l’opinione d’Empodocles che dicea che, quando li elementi e li movimenti de’ cieli aveano concordia, tornava lo mondo in caos; e quando quella concordia era passata, ritornava nella sua forma, e dicea che questo era avvenuto più volte et ancor dovea avvenire. Et in quel punto; cioè nell’ora sesta del venerdi’ quando Cristo sostenne 2, che fu tremuoto, questa vecchia roccia; cioè questa vecchia ripa, Qui et altrove tal fece riverso; cioè tal rompimento, come si dirà di sotto, da alcuno de’ ponti3 di male bolge.
C. XII — v. 46-66. In questi sette ternari finge l’autor nostro come Virgilio li dimostra le pene del primo girone del vii cerchio, e come li Centauri vollono impedire lo suo discenso, e come Virgilio rimediò, dicendo: Ma ficca gli occhi; tuoi, Dante, a valle; cioè giù alla valle: che s’approccia; cioè che s’approssima, La riviera; cioè la ripa: ripa è lo piano allato al fiume 4 et argine, del sangue, in lo qual bolle Qual che per violenzia in altrui noccia. Finge Dante che questa fosse una fossa di sangue bogliente, nella quale si punissono li violenti contra lo prossimo e le sue cose, che è lo primo grado della violenzia, meno grave che gli altri. E questo finge per conveniente pena alli violenti nel primo grado: imperò che come sono stati ardenti nelli suoi desideri, e per quelli mossi a ira ànno offeso il prossimo; così è degna cosa che di là sieno arsi nel sangue bogliente: e come sono stati spargitori di sangue; così sieno puniti in sangue per fare verisimile lo suo poema. E per allegoria di quelli del mondo intende: imperò che sempre bollono nel sangue: imperò che sempre ardono ne’ suoi desideri et accendonsi per ira a spargere il sangue umano; e per ciò pone l’autore una esclamazione contro alla cupidità e contra l’ira, dicendo: Oh cieca cupidigia. Ben dice cieca, però che rende l’uomo cieco: però che la cupidità accie-