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326 | i n f e r n o xii. | [v. 28-45] |
una similitudine, così dicendo: Quale è quel toro, che si slaccia in quella. Che à ricevuto lo colpo mortale; che spesse volte avvenia nelli sacrifici, come dicono li autori, Che gir non sa; per lo colpo ch’à avuto, ma qua e là saltella; per la pena della morte; Vid’io; cioè Dante, lo Minotauro far cotale; cioè quale il toro detto di sopra. E quello accorto; cioè Virgilio, gridò; a me Dante: Corri al varco; cioè al passo, ove è la scesa nel vii cerchio, Mentre che infuria; cioè che contende con la sua furia, è buon che tu ti cale; cioè tu Dante, giù per questa ripa. E qui è notabile che la ragione significata per Virgilio ammaestra la sensualità significata per Dante, che l’uomo si dee togliere dinanzi al furioso, e non dee stare a contendere con lui.
C. XII— v. 28-45. In questi sei ternari finge l’autore come discesono per quel dirupato, e come Virgilio li rende ragione di quella ruina, dicendo: Così; cioè come detto è di sopra, prendemmo via; Virgilio et io Dante, giù per lo scarco; cioè per quello scaricamento Di quelle pietre; che si scaricavano e rovinarono giuso e rimasonne smosse assai per lo luogo, che spesso moviensi Sotto i miei piedi; cioè di me Dante, per lo novo carco: imperò ch’io era col corpo, e quindi non soleano passare se non anime. E questa fizione fa l’autore, per fare verisimile lo suo poema in questa fizione; et allegoricamente, per mostrare che non si può scendere nel peccato della violenzia, se non per ruina e per durezza di mente significata per le pietre. Io; cioè Dante, gìa pensando; e quei; cioè Virgilio, disse: Tu pensi Forse in questa ruvina; cioè in questa rottura, che è guardata Da quell’ira bestial; cioè del Minotauro, lo qual significa la violenzia 1 accompagnata con ira: imperò che la violenzia nasce dell’ira o cade in ira, innanzi che si vegga il fatto, ch’io ora spensi; cioè la quale io Virgilio annullai; e notantemente dice, io spensi; perchè la ragione spegne et annulla l’ira bestial col suo senno, sì che non noccia alla sensualità, et ancora che non la corrompa. Or vo’, che sappi; tu Dante, che l’altra fiata, Ch’io; Virgilio, discesi qua giù nel basso Inferno; questo dice a differenzia del limbo, ove elli stava che è alto a rispetto delli altri cerchi; e dice Virgilio che altra volta scese nell’inferno, come detto fu di sopra, e quella ripa non era conscesa ancora 2, e però dice: Questa roccia; cioè ripa, non era ancor cascata; com’è ora. Ma certo poco pria, se ben discerno. Finge Dante che Virgilio dica che quella ripa rovinasse, quando nell’ora sesta del venerdi’ santo che Cristo sostenne passione e morte, la terra tremò, e così rovinasse quivi et in altra parte dell’inferno,