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c a n t o   xii. 321

130Che da quest’altra a più a più giù prema
      Lo fondo suo, infin che si raggiugne1
      Dove la tirannia convien che gema.2
133La divina Giustizia di qua pugne3
      Quell’Attila, che fu flagello in terra,
      E Pirro, e Sesto; et in eterno mugne3
136Le lagrime, che col bollor disserra
      A Rinier da Corneto, a Rinier Pazzo,
      Che fecer alla strada tanta guerra.4
139Poi si rivolse, e ripassossi il guazzo.

  1. v. 131. C. M. raggiunge
  2. v. 132. C. M. Onde la tirannia
  3. 3,0 3,1 v. 133-135. C. M. punge-munge.
  4. v. 138. C. M. alle strade

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C O M M E N T O

Era lo loco ec. Questo è lo duodecimo canto nel quale l’autor finge come discesono nel vii cerchio, ove sono li violenti, partiti in tre gironi, come detto fu di sopra; e nel primo girone, ove prima discese, finge essere li violenti contra il prossimo. E dividesi questo canto principalmente in due parti, perchè prima pone la discesa nel vii cerchio e come pervennono al primo girone del detto cerchio; nella seconda pone come pervennono a Chirone e presono sicurtà 1, quivi: Noi ci appressammo ec. La prima che sarà la prima lezione si divide in cinque parti: imperò che prima descrive com’era fatta la riva ov’era la scesa del sesto cerchio nel vii, e quel che vi trovarono; nella seconda pone come Virgilio riprese lo Minotauro e quello che il Minotauro fe, quivi: Lo Savio mio ec.; nella terza, come discesono, e perchè era così fatta quella riva, quivi: Così prendemmo ec.; nella quarta, come Virgilio li mostra la pena de’ violenti, quivi: Ma ficca ec.; nella quinta pone come Virgilio li manifesta alcuni de’ Centauri, quivi: Poi mi tentò ec. Divisa la lezione, ora è da vedere la sentenzia litterale. Dice adunque così:
     Poi che Virgilio confortò Dante dello scendere, si mossono e vennono al luogo onde si scendea, lo quale era molto aspro et eravi

  1. C. M. preseno scorta, quine
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