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c a n t o   xii. 317

22Quale è quel toro, che si slaccia in quella,
      Che à ricevuto lo colpo mortale,1
      Che gir non sa, ma qua e là saltella;
25Vid’io lo Minotauro far cotale.
      E quello accorto gridò: Corri al varco;2
      Mentre che infuria, è buon che tu ti cale.
28Così prendemmo via giù per lo scarco
      Di quelle pietre, che spesso moviensi3
      Sotto i miei piedi per lo novo carco.
31Io gìa pensando; e quei disse: Tu pensi
      Forse in questa ruvina, che è guardata
      Da quell’ira bestial, ch’io ora spensi.4
34Or vo’, che sappi, che l’altra fiata,
      Ch’io discesi qua giù nel basso Inferno,
      Questa roccia non era ancor cascata.
37Ma certo poco pria, se ben discerno,5
      Che venisse Colui, che la gran preda
      Levò a Dite del cerchio superno,
40Da tutte parti l’alta valle feda
      Tremò sì, ch’io pensai che l’universo
      Sentisse amor, per lo qual è chi creda
43Più volte il mondo in caos converso:6
      Et in quel punto questa vecchia roccia,
      Qui et altrove tal fece riverso.
46Ma ficca gli occhi a valle: chè s’approccia
      La riviera del sangue, in lo qual bolle7
      Qual che per violenzia in altrui noccia.

  1. v. 23. à ricevuto già il colpo
  2. v. 26. C. M. E quelli
  3. v. 29. Moviensi; moveansi. I nostri antichi, data la desinenza in e alle persone singolari del presente indicativo, assegnaronla eziandio a quelle dell’imperfetto e d’altri tempi; donde movie, udie, corrie per movia, udia, corria e simili. E.
  4. v. 33. C. M. bestiale, ch’io spensi.
  5. v. 37. C. M. s’io ben discerno,
  6. v. 43. C. M. nel caos
  7. v. 47. C. M. in la qual