renze, da Lucca, da Bologna, da Milano furono mandati ambasciadori a Pisa per trattamento della pace, infra i sei cittadini scelti a dar loro udienza non mancò maestro Francesco da Buti. Nel consiglio generale di Pisa, dove si elesse per sindaco della città messer Benedetto da Piombino, soggiornante in Venezia, fu preso per partito d’inviare colà il nostro Francesco, e vi procurerebbe di accordare insieme le città di Toscana e Lombardia. Nell’ottobre del 1398 morto in Pisa Vanni Appiani, uomo di molto valore, e volendosi darne la balia a un signore che potesse guidarla a bene e cessare le maladette parti, e grande essendo anche in Toscana la riputazione di Gian Galeazzo duca di Milano, furono spediti de’ legati a Pavia ad offerirgliela, e tra il novero di questi comprendevasi anche il butese Francesco. Il quale se noi ammiriamo tutto intento al bene della patria, come magistrato, lo scorgeremo non meno zelante come dottore nella Università, dove collocato lo avea quello stesso buon concetto, cui di sè avea già messo ne’ suoi concittadini. La catedra, che i moderni appellano di Letteratura, i nostri maggiori con voce greca dissero di Grammatica, e codesta non era, come oggi ordinariamente, occupata da taluni pedanti, i quali ignorando ogni principio ideologico, tutta ripongono la valentia loro in un affastellamento e congerie di precetti, di cui non intendendo neppur essi la cagione, ad altri non possono communicare. E così innanzi di rischiarare e addirizzare le menti dei novellini, le ottundono ed imbozzacchiscono, guastando per tale foggia le tenerelle piante, le quali mai non perverranno a maturità, perchè aduggiate in sul primo del loro svolgersi, ed invece rimarranno sterpi offensivi, perchè inetti ad adempiere il loro dovere. Di qui la mala riuscita di tanti giovani, i quali odiando lo studio, aborriscono da ogni sorta d’occupazione, e abbandonatisi all’ozio, rompono ad ogni fatta di vizi. La Grammatica presso gli antichi si aggirava intorno alla natura e proprietà delle parole, circa il collocamento loro e la dependenza e il loro accordo; ed uomini bene esperti della metafisica erano i maestri di questa parte così interessante dell’umano sapere, dalla quale proviene il buon successo in qual vuoi corso di arti liberali. E Francesco da Buti, che per un mezzo secolo, o in quel torno, ottenne siffatto magisterio, ebbevi condotto tutto quel lustro, donde le lettere, queste care compagne