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come mostrato è in ciascuno luogo; e chi pecca per malizia o per bestialità in sì fatti peccati o nelli altri è abile ad entrare in ostinazione, se la grazia di Dio non ne il cava innanzi che muoia. Bestialità è quando l’uomo per sì fatto modo è involto nel peccato, ch’elli avanza tutti li altri simili peccatori sì, come quelli che commettono peccato contra natura che avanzano in malizia tutti li altri lussuriosi. E secondo queste tre spezie l’autore à divisa la prima cantica ponendo li cinque peccati detti di sopra, quando si commettono per incontinenzia, di fuori della città Dite; e quando si commettono per malizia o per bestialità, d’entro alla città Dite più giuso e più grave, secondo che l’uno è più grave che l’altro; et è da notare che l’autore dice: la matta Bestialitade; perchè al tutto è accecato l’intelletto. Onde pone Aristotile ch’ alcuna volta bestialità viene per infermità corporale, come nelli frenetici; alcuna volta per pazzia; cioè rivolgimento di cerebro; alcuna volta per orbità d’intelletto, per ignoranza di legge o per lunga consuetudine; e questo ultimo modo è peccato, e bene rende l’uomo matto o bestiale. e come incontinenza Men Dio offende e men biasimo accatta? Occorre ora un dubbio in quel che detto è, che incontinenza meno offende ldio e men biasimo accatta: imperò che pare lo contrario, considerato quel che detto è di sopra; che nella incontinenzia sta lo giudizio della ragione, e che nella malizia e bestialità s’inganna, eleggendo lo male per bene. A che si può rispondere che la ragione teorica sta nell’uno e nell’altro; ma la ragion pratica sta nell’incontinenzia e nella malizia: e la bestialità s’inganna reputando bene quel che non è, facendolo continuamente et abbandonatamente, che non fa così lo incontinente: anzi tuttavia se ne ritiene e ritrasene 1 alcuna volta. Se tu; cioè Dante, riguardi ben questa sentenza; che detta è di sopra, d’Aristotile, E rechiti alla mente chi son quelli, Che su di fuor sostengon penitenza; cioè l’incontinenti che sono puniti fuor della città Dite, Tu vedrai ben perchè da questi felli; cioè rei, Sien dipartiti; cioè sieno puniti in diverso luogo, e perchè men crucciata La divina Giustizia li martelli; cioè li punisca la giustizia di Dio: imperò che quelli peccati, a che c’induce concupiscenza, sono di minore colpa che quelli a che c’induce propia malizia.
C. XI — v. 91-96. In questi due ternari finge l’autor nostro come domandò a Virgilio dichiarazione d’un altro dubbio, che li occorrea de’ detti di Virgilio, e prima commenda la dichiarazione fatta dell’altro dubbio, dicendo a Virgilio: O Sol; cioè o chiarezza, che sani ogni vista turbata; come fa lo sole, Tu mi contenti sì quando tu solvi; cioè lo dubbio, Che non men di saver, dubbiar m’aggrata; cioè
- ↑ ritrasene; se ne ritra, o ritrae. Ritra deriva dall’infinito ritrare. E.