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304 | i n f e r n o xi. | [v. 40-45] |
beni, e però dice incendi; o rubando le sue facultà, e però dice tollette dannose, e conchiude: Onde omicide; che sono quelli che offendono il prossimo nella sua persona, dando morte, e ciascun che mal fiere e questi offende dando ferite, o battendo similmente la persona del prossimo, Guastatori; questi sono quelli che offendono il prossimo nelle sue cose, dando ruina et incendi, e predon; questi son quelli che offendono il prossimo nelle sue cose, rubando le sue cose; e così rispondono i peccatori alle spezie dette di sopra, tutti; cioè i detti peccatori, tormenta Lo giron primo; del vii cerchio, per diverse schiere; secondo le dette spezie et ancora seconda la quantità li più peccatori con li più peccatori, e li men peccatori con li men peccatori.
C. XI — v. 40-45. In questi due ternari finge l’autore che Virgilio li dimostri, come li violenti contra sè medesimo sono puniti nel secondo girone nel vii cerchio, dicendo: Puote uomo; cioè può l’uomo, aver in sè; cioè contra sè, man violenta; cioè fare forza a sè medesimo, uccidendosi; e questo è l’uno dei due modi, E nei suo beni; cioè ardendoli e disfacendoli, giuocando e gittando il suo; e questo è l’altro modo; e però nel secondo Giron; del vii cerchio, convien che sanza pro si penta: imperò che patisce pena del suo peccato; e pentere 1 in questa parte s’intende sostenere pena et avere stimolo e dolore d’aver fatto tal peccato; e dice sanza pro: imperò che, benchè porti pena del peccato et abbi stimolo e dolore d’averlo fatto, non si corregge però la volontà ch’ella voglia se non averlo fatto; et ancora vorrebbe poterlo fare, come di questo dichiara il Maestro delle sentenzie nel quarto libro presso al fine, nel capitolo sotto la rubrica: Si mali in inferno peccabunt. — Qualunque priva sè del vostro mondo; cioè del mondo, ove vivi tu Dante e li altri uomini. Qui dichiara l’autore in che modo elli intende avere l’uomo contra sè e nei suoi beni man violenta, dicendo che avere in sè mano violenta, s’intende uccidere sè medesimo: imperò che del battere o ferire sè medesimo l’uomo se ne pente a mano a mano, e quella penitenzia è fruttuosa; ma s’elli s’uccide, quella penitenzia ch’elli à poi, nell’altro mondo è infruttuosa. Biscazza e fonde la sua facultate; cioè giuoca e gitta li suoi beni spendendoli come non si dee, e tocca pur questi modi 2 due e non li altri: imperò che di questi due modi rade volte l’uomo si pente in questa vita; dell’ardere e rovinare li suoi beni, che alcuna volta l’uomo fa in ira, se ne pente incontanente, sì che la penitenzia puote essere fruttuosa. E piange là dov’essere dee giocondo; cioè nell’altra vita ove dovrebbe avere allegrezza: imperò che a quel fine fu creato l’uomo