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non ragionevoli più che nell’uomo, sì che non è proprio male dell’uomo. E puossi usare in bene et in male; ma la fraude pure in male, et ancora non si può tanto nuocere con la forza, quanto con la frode: imperò che si richiede che truovi più debole di sè; onde tal peccato conviene avere effetto per la forza dello agente e per la debilità del paziente; e però dice: Più spiace a Dio; la frode che la forza: e però stan di sutto Li frodolenti; cioè sotto a tutti li altri peccatori: imperò che sono puniti nell’ottavo e nono cerchio, che sono li ultimi, e più dolor li assale: imperò che ànno maggiore dolore che li violenti. De’ violenti; cioè di coloro che commettono peccato per forza, il primo cerchio è tutto; cioè lo vii che è lo primo di quelli tre, de’ quali è a trattare; Ma perchè si fa forza a tre persone; qui dimostra come la forza si può usare 1 in tre modi, secondo tre diversità di persone che la ricevono: In tre gironi è distinto; cioè diviso, e costrutto; cioè ordinato questo vii cerchio.
C. XI - v. 31-39. In questi tre ternari finge l’autor nostro che Virgilio li distinguesse lo peccato, che si commette con forza, in tre spezie principalmente, e poi tocca le spezie che si contengono sotto ciascuna, dicendo così prima: A Dio, a sè, al prossimo si puone; cioè si può, Far forza. Ecco che in tre spezie si divide lo peccato che si commette con forza: imperò che o egli è di grave colpa, o di più grave, o di gravissima: imperò che, se l’uomo fa forza al prossimo, è di colpa grave lo peccato, e puniscesi nel primo girone; se l’uomo fa forza a sè medesimo, allora lo peccato è di più grave colpa, e puniscesi nel secondo girone; e se l'uomo fa forza a Dio, allora lo peccato è di colpa gravissima, e puniscesi nel terzo girone. dico in loro et in lor cose. Ora dichiara che in due modi si può usare la forza; cioè o contra la persona, o contra le cose sue, come apparirà di sotto; e però dice: Come udirai con aperta ragione; ecco che promette di dichiarare questo di sotto. Seguita prima dell’offesa del prossimo, dicendo: Morte per forza e ferute dogliose Nel prossimo si danno; ecco due modi nelli quali offende 2 la persona del prossimo; cioè o uccidendolo, o ferendolo, o vero battendolo; e ferire e battere s’intende una medesima cosa. E notantemente dice: Morte e ferute dogliose si danno per forza, a ciò che s’intenda di colui che intende ad ingiuria, e non a giustizia come fa lo giudice, e a misericordia come fa il medico: chè questo è virtù; dogliose, si dice perchè danno dolore. e nel suo avere; ora dichiara li modi, in che s’offende lo prossimo: nelle sue cose si danno, s’intende, Rovine, incendi e tollette danose; e queste sono tre spezie: imperò che s’offende lo prossimo nelle sue cose; o disfacendo li suoi edifici, e però dice rovine; o ardendo li suoi