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C. XI - v. 16-21. In questi due ternari finge Dante come Virgilio, per non perder lo tempo, li cominciò a mostrare l’ordine di cerchi, che à a vedere, e dice: Figliuol mio; chiama Virgilio Dante figliuolo: imperò che il maestro è secondo padre del discepolo, dentro da cotesti sassi; cioè da cotesta ripa fatta di sassi, Cominciò poi a dir; Virgilio, son tre cerchietti Di grado in grado; minori l’uno che l’altro: con ciò sia cosa che quanto più si scendea, tanto minore è lo cerchio, come quei che lassi; cioè, com’ài veduto delli sei passati; così dè essere de’ tre che sono a vedere. Tutti; cioè questi tre cerchi, son pien di spirti maladetti; cioè dannati; Ma perchè poi ti basti pur la vista; cioè a ciò che non abbi poi1 a domandare, Intendi come e perchè son costretti; quelli maladetti spiriti; cioè vedi lo modo e la cagione.

C. XI - v. 22-30. In questi tre ternari finge l’autore nostro che Virgilio cominciasse a rendere ragione de’ cerchi di sotto e de’ peccati che vi puniscono, e perchè sono così ordinati, dicendo così: D’ogni malizia, che odio in Cielo acquista, Ingiuria è il fine. Ad intender questo è da sapere che malizia è pensamento della rea mente, e perchè la rea mente non sempre pensa male, però aggiugne: che odio in Cielo acquista; a significar che lo pensamento della rea mente, allora è odiato da Dio e dalli angeli e da’ santi, quando è rio, et allora è rio quando intende ad ingiuria. Lo reo pensamento della rea mente sempre intende a questo fine; cioè ad ingiuria: ingiuria è ogni atto fatto contra ragione; onde ben disse, quando disse: Ingiurie sono quelle che o vero con villania offendono li orecchi, o con percotimento offendono lo corpo, o con alcuna sozzezza macchiano la vita altrui; e però dice l’autore che ingiuria è lo fine d’ogni malizia 2 acquistata con odio in cielo; et ogni fin cotale; cioè ingiurioso, O con forza o con frode altrui contrista. Qui dichiara li modi co’ quali si commette lo peccato che è a fine della ingiuria, li quali sono due; cioè forza e inganno; e dice contrista altrui: imperò che la ingiuria contrista lo paziente. Ma perchè frode è dell’uom proprio male. Qui dimostra che il peccato commesso con frode è più grave che quello che si commette con forza 3, e questa è la ragione perchè la frode è proprio male dell’uomo: imperò che niuno altro animale à frode, se non l’uomo. Ànno ben forza li animali; ma non frode; solo l’uomo à frode; imperò che frode è inganno occulto intorno alla vicendevole fede. Ma lo peccato che si commette con forza non è tanto grave: imperò che forza non è rea in sè, se non tanto quanto l’uomo l’usa in male; e questa ancora si truova nelli animali

  1. C. M. non abbi più a dimandare,
  2. C. M. malizia che acquista odio
  3. C. M. per forza,