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intendere che qui dentro si punisce più grave peccato, con maggior tormento e pena. Potrebbe intendere lo testo stipa: però che stivo in Grammatica sta per istivare; cioè per empiere bene quanto cape, come si dice: La nave è stivata; e così stiva; cioè grande empimento di crudeltà; e così può intendere crudele abondanzia di peccatori e di tormenti. E quivi; cioè su la detta estremità, per l'orribile soperchio Del puzzo, che il profondo abisso gitta; questo finge l'autore per mostrare l'abominazione de' peccati, che nelli cerchi seguenti finge esser puniti, Ci raccostammo; Virgilio et io Dante, dietro ad un coperchio D'un grande avello. Di questi avelli assai fu detto di sopra; ma qui dice grande notantemente, per mostrare la setta di sì fatti eretici, come qui sono puniti, sia grande. ov'io; cioè Dante, vidi una scritta, che diceva: Anastasio Papa guardo. Finge Dante che in su l'avello fosse scritto: Io guardo Papa Anastasio, come si scrive in su li nostri sepolcri: Qui giace Martino ec. Lo qual; cioè Papa, trasse Fotin; eretico, della via ritta; e fecelo errare nella fede. Questo Fotin fu diacono Antiociano, et ebbe questa eresia che in Cristo non fosse, se non una natura; cioè umana tanto, e che Cristo fosse puro uomo, e così fece credere a Papa Anastasio, e tanto vi mise questa eresia in lui, ch'elli volle restituire uno eretico che la Chiesa avea dannato, se 1 non i cardinali non consentirono; e finalmente male morì: imperò che essendo ito al secreto luogo della natura, per miracolo divino gittò fuori 2 tutte le intestine.
C. XI - v. 10-15. In questi due ternari finge l'autore nostro come Virgilio l'ammonisce dello scendere, e com'elli domanda dell'ordine de' cerchi, dicendo: Lo nostro scender; cioè di te Dante e di me Virgilio, convien esser tardo 3; cioè ci conviene scendere con tardità e non con prestezza, Sì che s'ausi un poco prima il senso Al tristo fiato. Ecco la cagione perchè à detto che si dee tardare a scendere; per avezzare l'odorato alla puzza: imperò che Aristotile dice: Ab assuetis non fit passio. - e poi non fia riguardo: imperò che avezzati alla puzza, potremo sicuramente discendere sanza offensione. Così il Maestro; cioè Virgilio disse, come è detto di sopra, et io; cioè Dante: Alcun compenso; cioè alcun rimedio, Dissi lui; cioè diss'io Dante a lui Virgilio, truova che il tempo non passi Perduto; quasi dicesse, che questo tempo, che noi stiamo qui, non si perda; e questo è notabile che niuno dee volere perdere lo tempo. Et elli; cioè Virgilio disse a me Dante: Vedi che a ciò penso; cioè penso di fare che il tempo non si perda.