sione di due membri, quivi: D’ogni malizia, ec.; nella quinta pone come Virgilio seguita la divisione del primo membro, e tratta la divisione de’ modi del terzo membro, quivi: A Dio, a sè, ec.; nella sesta seguita il secondo membro della detta divisione, ponendo le sue spezie, quivi: Puote uomo ec.; nella settima pone li modi del primo membro della detta divisione, quivi: Puossi far forza ec.; nella ottava piglia lo secondo membro della prima divisione e pone le sue spezie, e poi dell’una specie pone li suoi modi, quivi: La frode, ond’ogni ec.; nella nona pone li modi dell’altra spezie, quivi: Per altro modo ec. Divisa adunque la lezione, ora è da vedere la sentenzia litterale. Dice così:
Andando per quel sentieri, del quale è detto di sopra, pervenimmo in su l’estremità d’un’altra ripa, la qual’era fatta di gran pietre rotte in cerchio, e così pervenimmo a siepe più crudele: e per la orribile puzza, che venia del profondo abisso, ci raccostammo indietro ad uno coperchio d’un gran sepolcro, dov’era una scritta che dicea: Io guardo Anastagio papa, lo quale Fotino eretico trasse dalla via diritta. E dice Virgilio a Dante: E’ ci conviene scender tardamente sì, che s’ausi lo senso dell’odorato al tristo fiato, e poi non ce ne cureremo. E Dante dice: Truova alcun compenso che il tempo non si perda; e Virgilio risponde, che a ciò pensa, et incomincia a render ragione dell’ordine de’ seguitati cerchi e di quelli che seguiranno, e dice così: Figliuol mio, dentro da cotesti sassi sono tre cerchietti, minori l’uno che l’altro, tondi e disgradati, secondo che più strigne come li cerchi lastrati 1: e perchè ti turbasti per lo vedere, ti dirò, che peccato si punisce in essi. Onde debbi sapere che ingiuria è fine d’ogni peccato, che procede dalla malizia e che è odiato da Dio; e questa ingiuria o si fa, o con forza, o con froda; ma perchè la froda è proprio male dell’uomo, però spiace più a Dio; e sono posti li fraudulenti più giù et a maggior pena. E lo vii cerchio che seguita dopo il sesto, ove sono li eretici, è de’ violenti; cioè di coloro che usano forza; e questo si distingue in quelli tre cerchietti, che detto è di sopra: imperò che si può far forza a tre persone; cioè a Dio, al prossimo, et a sè medesimo. Al prossimo si può far forza in sè e nelle sue cose; in sè, dandoli morte, o battiture, o ferite; nelle sue cose, dando ruine, incendi e ruberie; e però omicidi, feritori, guastatori, scherani; cioè incendiari, rubatori e corsali sono puniti nel primo cerchietto del vii cerchio. E coloro che fanno violenzia a sè e nelli suoi beni; cioè che uccidono sè medesimo e che giuocano e gittano la sua ricchezza, sono puniti nel secondo cerchietto, siccome più gravi peccatori. E coloro che fanno violenzia a Dio; cioè che col
- ↑ C. M. come li lassati: e perchè ti basti poi pur lo vedere,