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c a n t o   xi. 295

19Tutti son pien di spirti maladetti;
      Ma perchè poi ti basti pur la vista,1
      Intendi come e perchè son costretti.
22D’ogni malizia, che odio in Cielo acquista,
      Ingiuria è il fine; et ogni fin cotale
      O con forza o con frode altrui contrista.2
25Ma perchè frode è dell'uom proprio male,
      Più spiace a Dio; e però stan di sutto3
      Li frodolenti, e più dolor li assale.
28De’ violenti il primo cerchio è tutto;
      Ma perchè si fa forza a tre persone,
      In tre gironi è distinto e costrutto.
31A Dio, a sè, al prossimo si puone4
      Far forza; dico in loro et in lor cose,
      Come udirai con aperta ragione.
34Morte per forza e ferute dogliose
      Nel prossimo si danno, e nel suo avere
      Rovine, incendi e tollette dannose;
37Onde omicide, e ciascun che mal fiere,5
      Guastatori e predon tutti tormenta
      Lo giron primo per diverse schiere.
40Puote uomo aver in sè man violenta,
      E nei suoi beni; e però nel secondo
      Giron convien che sanza pro si penta
43Qualunque priva sè del vostro mondo,
      Biscazza e fonde la sua facultate,
      E piange là dov’esser dee giocondo.

  1. v. 20. C. M. ti basti più la vista,
  2. v. 24. alcun contrista: e il Cod. M. altri contrista.
  3. v. 26. Sutto, dal subtus de’ Latini. E.
  4. v. 31. Puone; può. Gli antichi, perchè la voce avesse una certa posa, aggiugnevano un’e in fine di alcune parole, e talvolta acciochè dallo scontro di due vocali non ne venisse un suono troppo smaccato, tramettevano una n. E.
  5. v. 37. Omicide, plurale di omicida, così presso gli antichi per uniformità di cadenza. E.