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C A N T O XI.
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1In su l’estremità d’un’alta ripa,1
Che facevan gran pietre rotte in cerchio,
Venimmo sopra più crudele stipa:
4 E quivi per l’orribile soperchio
Del puzzo, che il profondo abisso gitta,
Ci raccostammo dietro ad un coperchio
7D’un grande avello, ov’io vidi una scritta,2
Che diceva: Anastasio Papa guardo,3
Lo qual trasse Fotin della via ritta.4
10Lo nostro scender convien esser tardo,
Sì che s’ausi un poco prima il senso
Al tristo fiato, e poi non fia riguardo.
13Così il Maestro; et io: Alcun compenso,
Dissi lui, truova che il tempo non passi
Perduto. Et elli: Vedi che a ciò penso.
16Figliuol mio, dentro da cotesti sassi,
Cominciò poi a dir, son tre cerchietti
Di grado in grado, come quei che lassi.5