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[v. 121-136] | c o m m e n t o | 293 |
non di meno si rimase pure nella sua eresia. E il Cardinale; questo fu il Cardinale delli Ubaldini, lo quale fu eretico di simile eresia, e fu molto favoreggiatore di parte ghibellina, sì che per quella fece ogni cosa. Venendo a morte disse: Se anima è, per parte ghibellina l’ò perduta, e così morì 1, e delli altri mi taccio; quasi dica: Li altri non voglio nominare.
C. X. — v. 121-132. In questi quattro ternari l’autor nostro finge come ritornò a Virgilio, e come Virgilio lo conforta sopra il pensier ch’avea preso dal tristo annunzio di messer Farinata, dicendo: Indi; cioè poi, s’ascose; messer Farinata nel sepolcro, et io; cioè Dante, in ver l’antico Poeta; cioè Virgilio, volsi i passi, ripensando A quel parlar; che m’avea fatto messer Farinata, che mi parea nimico: però ch’elli annunciava male. Elli; cioè Virgilio, si mosse; a seguire il cammino, e poi così andando Mi disse; cioè Virgilio a me Dante: Perchè se’ tu sì smarrito? Questo domanda, perchè Dante era impenserito di quel tristo annuncio. Et io; cioè Dante, li satisfeci al suo dimando; cioè li manifestai lo mio pensieri. Allora, quel saggio; cioè Virgilio, mi comandò: La mente tua; Dante, conservi quel che udito Ai contra te; da messer Farinata, Et ora attendi qui; disse Virgilio, e drizzò il dito; per maggior demostrazione d’alcuna special verità. Quando sarai dinanzi al dolce raggio; tu Dante, Di quella; cioè di Beatrice che significa la santa Teologia, la quale, raggia nelli cuori umani la verità della fede, il cui bell’occhio tutto vede: imperò che spirata 2, ogni cosa vede, Da lei saprai di tua vita il viaggio; cioè dalla santa Teologia saprai che corso dè aver la tua vita; e questo finge l’autore, perchè intende di sotto nella terza cantica inducere Beatrice a manifestarli il processo e il fine della sua vita.
C. X. — v. 133-136. In questo ternario e un verso l’autor nostro finge il suo processo verso il vii cerchio, dicendo così: Appresso; cioè dopo quel che disse di sopra, volse; Virgilio, a man sinistra; cioè a man 3 manca: imperò che essendo ito lungo il muro verso man ritta, volendosi partire dal muro, convenia che tenesse verso man manca. Lasciammo il muro; cioè Virgilio et io Dante, della città Dite, e gimmo in ver lo mezzo; del cerchio, Per un sentiere, che a una valle fiede; cioè che capita alla valle ove si discende nel vii cerchio, come la saetta che termina lo suo corso ove ella ferisce. Che in fin lassù; cioè dalla proda della valle, facea spiacer suo lezzo; cioè sua puzza e lo lezzo che uscia del vii cerchio. E qui finisce lo x canto.