Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/335

   [v. 94-108] c o m m e n t o 291

tenzie nel quarto libro nella fine non la determina, assegnando santo Agostino che l’anime dannate possono desiderare la salute de’ suoi vivi; e questo è loro a tormento: imperò che in ciò affliggono sè; e per tanto scongiura di ciò l’autore messer Farinata. Et alla ragion fatta in contrario si può rispondere, che i dannati non possono volere bene, che sia, loro meritorio; ma sì quello che cresce loro la pena, solvetemi quel nodo, Che tiene inviluppata mia sentenza; e questo nodo; cioè dubbio di sentenzia inviluppata, era nato in Dante e sì per quel ch’avea udito di sopra da Ciacco, e sì per quel che avea udito da messer Farinata delle cose, che dovea venire, e da messer Cavalcante udì che non sapea se Guido suo era vivo. E però finge Dante che non li desse risposta per lo dubbio che li occorse nel quale elli pensava: imperò che, poichè vedea che sapeano il futuro, pensava che dovessono sapere ancora il presente; e però soggiugne lo dubbio, dicendo: El par, che voi; cioè dannati, veggiate, se ben odo; io Dante, Dinnanzi quel che il tempo seco adduce; cioè vedete quel che dè venire dinanzi, E nel presente; cioè nel tempo presente, tenete altro modo: però che non pare che voi sappiate. A che risponde messer Farinata: Noi veggiam; cioè noi dannati, come quei, ch’à mala luce; cioè che à il mal vedere, Le cose, disse, che ne son lontano; cioè che sono dalla lungi: Cotanto ancor ne splende il sommo Duce; cioè Idio cotanto di splendore ancora dà a noi dannati, che noi sappiamo le cose future per le loro cagioni. Quando s’appressan, o son; cioè le cose, tutto è vano Nostro intelletto: imperò che non sappiamo le presenti, perchè siamo separati dalla conversazion 1 de’ vivi, se non in quanto ci fosse rivelato da’ demoni; e però dice: e s’altri non ci apporta; cioè a noi, Nulla sapem di vostro stato umano. E questo è perchè l’anima à altro modo di conoscere congiunta al corpo, che quando è separata: imperò che quando è congiunta, conosce per le virtù sensitive per conversione alle figure, e però non può sapere se non le presenti l’uomo, mentre che vive. E questo s’intende delle contingenti: chè delle necessarie future à l’uomo bene notizia; e separata à intendere per intelletto, e questo intendere non si stende alle cose particulari e presenti; ma solamente alle universali e future. E per questo possono sapere le cose future per le loro cagioni; ma non per sè medesimo: chè per sè medesimo non l’à altro che Idio; ma l’anime beate conoscono le presenti e le future, come dice santo Agostino: Quid est quod non videant, qui videntem omnia vident? E soggiugne messer Farinata una corollaria conclusione, dicendo: Però comprender puoi; tu Dante, dice messer Farinata, che tutta morta Fia nostra conoscenzia; cioè

  1. C. M. dalla condizione de’ vivi,