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i n f e r n o x. |
[v. 73-84] |
menta più che questo letto; cioè io n’òe 1 maggior dolore che dello star qui in questo sepolcr: imperò che vorrebbe che facessono come avea fatto elli; e qui si dimostra l’ostinazione de’ dannati che sempre vorrebbono il male che vollono in questa vita. Ma non cinquanta volte fia raccesa La faccia della donna, che qui regge; cioè di Proserpina, la quale è reina dell’inferno, secondo che fingono i poeti, et è luna nel cielo, et allora si dice raccendere quando si congiugne col sole, che è ad ogni innovazione di luna, la quale si fa in di’ xxviii et ore, sì che vuole intendere; non passaranno mesi cinquanta. E per intendere questo si dee notare che li autori fingono che Proserpina fosse figliuola di Cerere ch’è idia della biada, e di Giove; la quale, quando era giovinetta con l’altre sue compagne cogliendo fiori in un bel prato di Sicilia, presso al monte che si chiama Etna, fu ratta da Plutone dio dell’inferno, e menatane nell’inferno per uno stagno che si chiama Ciane. Lo quale uscito dell’inferno per vedere come stava la Sicilia, che l’avea udita tremare sì, che dubitava che la terra si scoprisse quivi, e venisse meno lo suo regno, e’ fu saettato da Cupidine idio dell’amore a ciò che innamorasse di Proserpina. Onde Cerere, udito che la figliuola era stata rapita e non sapea da cui, andolla cercando per tutto il mondo e venendo a quello stagno ond’era discesa, vide la cintola di Proserpina nella sommità dell’acqua e per quella comprese che fosse stata rapita quindi, e non sappiendo da cui, per vendetta mise sterilità nelle biade in Sicilia; ond’è una fonte che si chiama Aretusa che fingono li poeti che fosse una femmina di Grecia mutata in fonte e che sotto il mare passi 2 in una isola che si chiama Ortigia o vero Delo, e di quindi passa sotto il mare in Cicilia; onde fingono che vada tanto sotto la terra ch’ella vada per l’inferno, e ch’ella quivi vedesse Proserpina, e disse a Cerere, a ciò che rimovesse la sterilità di Cicilia, che la sua figliuola era nell’inferno moglie di Plutone. Allora Cerere se n’andò a Giove 3, e domandò grazia di riavere la sua figliuola, ch’ella non volea che fosse moglie di Plutone. A che Giove rispose che la riaverebbe, se ella non avesse mangiato delle cose dell’inferno; onde Giove mandò a dire a Plutone che rendesse Proserpina: a che rispose che non la dovea rendere, ch’avea mangiato granella di melegrane 4 dell’orto dello inferno, e di questo l’accusò a Scalafo figliuolo d’Orne ninfa dell’inferno, e d’Acheronte fiume; e pertanto Proserpina
- ↑ Òe, voce ancora viva presso alcuni popoli della nostra penisola, ove direi che non piace molto il finire le parole con accento. I pratici delle vetuste lingue italiche chiamo arbitri di questa proposizione. E.
- ↑ C. M. passi una isola
- ↑ Da - Allora - a Giove, - sono parole del Magliabechiano. E.
- ↑ C. M. melingrano