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[v. 73-84] | c o m m e n t o | 287 |
suo figliuolo Guido è ancor vivo, e che se io fui dinanti tardo a risponderli, diteli ch’io il feci perchè i’ era in pensieri dell’errore che m’avete sciolto; e dice Dante che già Virgilio lo richiamava, perch’elli pregò messer Farinata più tosto che gli dicesse quelli ch’erano con lui. Et allora disse ch’era con più di mille: ecci lo secondo Federigo e lo Cardinale, e delli altri mi taccio; e detto questo si tornò a giacere, perchè Dante si mosse tornando a Virgilio, col pensiere sopra quel che avea udito. Allora si mosse Virgilio, et andando domandando Dante per ch’era così smarrito, e Dante li disse la cagione; et allora Virgilio l’ammonisce ch’elli tenga a mente quel ch’à udito contra sè, e che quando sarà dinanzi a Beatrice sarà dichiarato del corso della sua vita; e poi si volse in verso mano sinistra, e lasciarono il muro della città e tennono verso il mezzo ad una valle, ove si discendea; che in fino lassù spuzzava; e qui finisce il canto. Ora è da vedere il testo con l’allegorie e moralitadi.
C. X — v. 73-84. In questi quattro ternari l’autor nostro fìnge, che messer Farinata rispondesse al suo detto et annunziasseli danno, e domandasse la cagione perchè il popolo di Firenze era sì empio contra di lui, e contra’ suoi, dicendo prima in che condizione rimase, dopo la caduta di messer Cavalcante, messer Farinata. Dice così: Ma quell altro magnanimo; cioè messer Farinata, a cui Dante avea risposto di sopra, a cui posta; cioè a posta del quale, Restato m’era; io Dante, non mutò aspetto; cioè non mutò vista, nè volto, Nè mosse collo; come suole muover l’uomo, quando ode quel che gli dispiace, nè piegò sua costa; quasi dica: Stette immobile. E qui è da notare le condizioni del magnanimo, che non si muta nelli atti di fuori, benché oda cosa che li dispiaccia, come lo pusillanimo; e notantemente tocca l’autore qui tre movimenti che fa l’uomo comunemente, quando ode cosa che li dispiace; lo primo si è che si muove nel volto e cambiasi, e questo intese prima quando disse: non mutò aspetto; lo secondo è quando disse poi: Nè mosse collo; lo terzo si è quando si muove tutto, e questo intese quando disse: nè piegò sua costa. Et è da notare che il secondo è maggior che il primo, e il terzo che il secondo; e chi si contiene dal terzo, non si contiene dal secondo; e chi si contiene dal secondo, non si contiene dal primo; e chi si contiene da tutti, à grande costanzia. E ancor è da notare che questa magnanimità era in messer Farinata per vizio e non per virtù; cioè per superbia: imperò che in inferno non può essere virtù. Ma continuò lo suo detto incominciato, onde dice: E se, continuando al primo detto; che detto fu di sopra, S’egli àn quell arte, disse; cioè del tornare e del cacciare, male appresa; cioè male apparata li miei, Ciò mi tor-