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284 i n f e r n o   x. [v. 52-60]

volta cacciarono messer Farinata e' suoi, e mai non vi tornarono che v’avessono stato. E quei di Dante ancor, vedendo poi usurpare la libertà comune e volendo contrastare, non v’ebbono mai buono stato; e però Dante non osava stare in Fiorenza, onde contando a messer Farinata il nome de’ suoi antichi, messer Farinata insuperbito, rimproverò a Dante e però dice: Ond’ei levò le ciglia un poco in soso; come fa il superbo. Poi disse: Fieramente furo avversi A me, et ai miei primi, et a mia parte; Sì che per due fiate li dispersi; come appare di sopra; onde Dante risponde: Se fur cacciati, ei tornar d’ogni parte, Risposi io lui, l’una e l’altra fiata; come è detto; Ma i vostri non appreser ben quell’arte: imperò che non vi tornaron mai.

C. X — v. 52-60. In questi tre ternari finge l’autore che in quel mezzo che parlamentava così, come di sopra è detto, con messer Farinata, venne a parlar con un’altra ombra ch’era in uno medesimo sepolcro con lui; onde dice: Allor; cioè quand’io diceva così, come detto è di sopra, surse alla vista scoperchiata; cioè alla bocca del sepolcro, Un’ombra lungo questa infino al mento; cioè allato a questa di messer Farinata appariva fuori infino al mento. Credo che s’era in ginocchie levata; dice Dante che al suo credere stava ginocchione. Questo fu messer Cavalcante de’ Cavalcanti, padre di Guido, amico grande e compagno di Dante, lo quale fu della setta di messer Farinata in eresia, e però lo mette seco in un sepolcro; e non mostrò l’eresia sua sì palese, come messer Farinata, e però finge che non si mostri tanto fuori del sepolcro; e non fu ancor sì superbo, e però finge che si levasse in ginocchia e non ritto, come messer Farinata. D’intorno mi guardò; dice Dante, come se volesse vedere chi era meco, e però dice: come talento Avesse di veder s’altri era meco; e questo facea per vedere, se Guido suo figliuolo fosse con Dante. E poi che il sospecciar; che elli avea del figliuolo, fu tutto spento; che vide che non v’era, Piangendo disse; messer Cavalcante a me Dante: Se per questo cieco Carcere vai; tu Dante, per altezza d’ingegno; e per questo può essere manifesto ad ogni uomo del modo, per lo qual 1 Dante andò all’inferno; cioè con l’ingegno suo, Mio figlio; cioè Guido, ov’è, e perchè non è teco; quasi dicesse così: Era elli d’alto ingegno come tu, come non à fatto qualche opera simile come tu?

C. X — v. 61-72. In questi quattro ternari l’autor nostro finge la risposta ch’elli fece a messer Cavalcante alla domanda sua, e com’elli si ritornò a giacere. Dice così: Et io; cioè Dante, a lui; risposi, s’intende: Da me stesso non vegno; per questo carcer cieco,

  1. C. M. manifesto ad ognuno lo modo, nel quale andò Dante nello inferno;