79Ma non cinquanta volte fia raccesa
80La faccia della donna, che qui regge,
81Che tu saprai quanto quell'arte pesa.
82E se tu mai nel dolce mondo regge,1
83Dimmi, perchè quel popolo è sì empio
84Incontra’ miei in ciascuna sua legge?
85Ond’io a lui: Lo strazio e il grande scempio,
86Che fece l’Arbia colorare in rosso,2
87Tal’orazion fa far nel nostro tempio.
88Poich’ebbe sospirando il capo mosso,
89A ciò non fu’ io sol, disse, nè certo
90Sanza cagion con li altri sarei mosso;
91Ma fu io sol colà dove sofferto
92Fu per ciascun di torre via Fiorenza,
93Colui che la difesi a viso aperto.
94Deh! se riposi mai vostra semenza,
95Pregai io lui, solvetemi quel nodo,
96Che tiene inviluppata mia sentenza.3
97El par, che voi veggiate, se ben odo,
98Dinanzi quel che il tempo seco adduce,
99E nel presente tenete altro modo.
100Noi veggiam come quei, ch’a mala luce,
101Le cose, disse, che ne son lontano:
102Cotanto ancor ne splende il sommo Duce.
103Quando s’appressan, o son, tutto è vano
104Nostro intelletto; e s’altri non ci apporta,4
105Nulla sapem di vostro stato umano.5
- ↑ v. 82. Tu .... regge; riedi, tu torni. Qui è scambiato il d in gg come in cheggi, chiedi; veggi, vedi e simili. E.
- ↑ v. 86. C. M. colorata
- ↑ v. 96. Che qui à inviluppata
- ↑ v. 104. nol ci apporta,
- ↑ v. 105. Sapemo, cadenza originale, a cui ora è preferito sappiamo. E.