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c a n t o   x. 275

52Allor surse alla vista scoperchiata1
     Un'ombra lungo questa infino al mento:
     Credo che s'era in ginocchie levata.2
55D'intorno mi guardò, come talento
     Avesse di veder s'altri era meco;
     E poi che il sospecciar fu tutto spento,3
58Piangendo disse: Se per questo cieco
     Carcere vai per altezza d'ingegno,
     Mio figlio ov’è, e perchè non è teco?
61Et io a lui: Da me stesso non vegno:
     Colui, ch’attende là, per qui mi mena,
     Forse cui Guido vostro ebbe a disdegno.
64Le sue parole e il modo della pena
     M’avean di costui già letto il nome;
     Però fu la risposta così piena.
67Di subito drizzato gridò: Come
     Dicesti: Elli ebbe; non viv’elli ancora?
     Non fier nelli occhi suoi lo dolce lome?4
70Quando s’accorse d’alcuna dimora,
     Ch’io facea dinanzi alla risposta,
     Supin ricadde, e più non parve fora.
73Ma quell'altro magnanimo, a cui posta
     Restato m’era, non mutò aspetto,
     Nè mosse collo, nè piegò sua costa.
76E se, continuando al primo detto,
     S’egli àn quell’arte, disse, male appresa,5
     Ciò mi tormenta più che questo letto.

  1. v. 52. Vista; urna sepolcrale, potria derivare dal bustum de’ Latini scambiato al solito il b in v. E.
  2. v. 54. C. M. ginocchia
  3. v. 57. Sospecciare, o suspicare (come nel C. M.) vale qui attendere, sperare. E.
  4. v. 69. Non fiere li occhi ec. - Non fieron gli occhi suoi lo dolce lome? - Anche Cino da Pistoia usò di questa parola lome: e non dee recar maraviglia, se poi l’o si è mutato in u in parecchi vocaboli, perchè ciò segue ogni volta che gl’idiomi s’ingetiliscono. E.
  5. v. 77. C. M. Elli àn