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262 | i n f e r n o ix. | [v. 73-81] |
Coelo sonus, tamquam advenientis spiritus vehementis. — Per cui; cioè per lo qual fracasso del suono, tremavan amendue le sponde; cioè amendue le ripe di Stige, sicchè parve che fosse tremuoto; e per questo si mostra che, quando l’autor nostro disse di sopra nel canto terzo nella fine: Finito questo, la buia campagna, quivi volle mostrare ancora lo avvenimento dell’angelo che il passò di là dal fiume, ancora come ivi fu esposto per me. Non altrimenti fatto che, d’un vento. Qui fa una similitudine che lo suono dell’avvenimento dell’angelo era fatto come quel del vento impetuoso che fiere la selva, schianta li rami, abbatte le fronde et i fiori, e viene sanza rattenimento, superbo e polveroso, e fa fuggire le fiere, e li pastori; così con fracasso e suono venia l’angelo. Bene assomiglia lo fracasso del suono che facea l’angelo a quel del vento, perchè come lo vento è invisibile; così l’angelo, se per miracolo divino non si fa visibile. Impetuoso per li avversi ardori; et ad intendere questo si dee sapere che il vento si genera di vapori secchi levati della terra e montati in alto infino alle nuvole tanto, che sono percossi dalli ardori dell’aere superiore; cioè del sole, che vengono a quelli che montano; onde sono costretti andare in alto1 e ripercuotono l’aria e l’una parte dell’aria ripercuote l’altra, e così si genera lo vento che non è altro che aere ripercosso e dibattuto: e quanto li ardori sono più avversi, tanto lo vento è più impetuoso. Ma se il testo dicesse per li avversi arbori, non averebbe difficultà, anzi s’accosterebbe con Lucano, ove dice: Ventus ut amittit vires, nisi robora silvae Occurrant ec.— Che fier la selva; cioè lo vento quando se la truova innanzi, e per quello fa gran suono vie maggiore che da sè, e sanza alcun rattento; cioè rattenimento, Li rami schianta; delli arbori, abbatte fronde e fiori; questo vento, che è detto di sopra, Dinanzi polveroso va superbo; questo vento, E fa fuggir le fiere; delle selve, et appiattarsi nelle caverne, e li pastori; per campare le loro pecore. E questa similitudine s’adatta chè come il vento vien polveroso; così l’angelo venia col fummo della palude: come viene superbo con gran romore et impeto; così venia l’angelo: e come veniva, o vero come fiera lo vento la selva; così l’angelo, la palude Stige: e come il vento non à rattenimento; così l’angelo non avea contrasto, e se l’avesse, romperebbe ogni cosa; e così rompea l’aere tenebroso e grasso e fa fuggire l’anime sciagurate e li demoni, come il vento, le fiere e li pastori, e questa adattazione apparirà di sotto.
C. IX — v. 73-81. In questi tre ternari l’autor nostro pone quel che vide ch’era cagione del suono che avea udito, poi che Virgilio li aperse li occhi, levando le sue mani dal volto; e però dice: Li
- ↑ C. M. in lato e percuoteno