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dalla grazia che previene, e da quella che illumina, e non venisse accompagnata dalla grazia cooperante e consumante che fa la vita perfetta1. Molti furono grandi teologi (dice il Buti) che sono stati dannati, e non beatificati2; e senza la cooperazione diretta o indiretta della Causa prima e creatrice, che in ogni luogo e tempo è presente, le cause seconde non produrrebbero effetto.

Da questi pochi cenni ben si comprende quanto il nostro Commentatore vedesse innanzi nella costituzione scientifica della Divina Commedia, e come seguitasse i legami organici che congiungono la speculazione e la pratica in questo sistema ideale. Benvenuto da Imola, più pronto a largamente risguardare, ma meno stretto e meno acuto del nostro commentatore a fedelmente interpretare, notò fino da principio, che il libro di Dante abbraccia tutte le parti della filosofia: e primamente l'etica, in quanto tratta degli atti umani, come de' vizi e delle virtù; secondamente la metafisica, cioè la teologia, in quanto tratta di Dio, e delle sostanze separate dai corpi, ossia degli angeli; e talora la fisica, allorchè intromette cose naturali. Ma prima e più principalmente comprende l'etica, come si vede apertamente3. Le quali distinzioni ed avvertenze non bastano a farci intimamente conoscere la tessitura ideale del gran poema.

Gli scrittori del secolo decimoquinto, che diedero opera alla interpretazione di Dante, ebbero lume dai loro predecessori seguendone anco servilmente le orme; e Guiniforto Bargigi molto si giovò del lavoro di Francesco da Buti, del quale non pure ripete le spiegazioni, ma non di rado le

  1. Pag. 70, 72.
  2. Pag. 65.
  3. Vol. I. p. 49, traduzione del Tamburini.