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[v. 10-15] | c o m m e n t o | 251 |
angelo intende l’autore la grazia di Dio, sanza la quale nulla può comprendere il nostro intelletto. E qui bene appare che Virgilio si ponga per la ragione: però che ponendosi propiamente per Virgilio, non avrebbe verità in sè la sentenzia, benché la lettera n’avesse verisimilitudine.
C. IX — v. 10-15. In questi due ternari finge l’autore che elli sgomentasse 1 per lo detto di Virgilio, che detto fu di sopra; benché Virgilio ricoprisse la sentenzia incominciata con altra che seguì. Dice così: Io; cioè Dante, vidi ben, sì com’ ei; cioè Virgilio, ricoperse Lo cominciar; cioè la prima sentenzia incominciata; cioè: Pure a noi ec., con l'altro, che poi venne; cioè con la sentenzia che seguitò poi, cioè: Oh quanto tarda ec. — Che fur parole alle prime diverse: imperò che la seconda sentenzia fu diversa dalla prima: imperò che la prima secondo lo suono delle parole mostrava dubio, in quanto diceva: Pure a noi; ove non si mostrava speranza d'aiuto, quando disse: Oh quanto tarda. - Ma non di men; cioè che ricoprisse la prima sentenzia con la seconda, paura il suo dir; di Virgilio, dienne; a me Dante: Perch’io; cioè Dante, traeva la parola tronca; cioè orazione imperfetta che dicea: Se non.., tal ne sofferse...— Forse; dice in dubbio: imperò che potea essere che sarebbe tenuta quella sentenzia che Dante credea, et ancor potea essere ad un’altra sentenzia migliore, per la quale forse Virgilio la profferea, et ancor potea essere che la proffereva a quella sentenzia che Dante intendea, e però disse: Forse a piggior sentenzia, ch’ e’ non tenne; secondo la intenzion di Virgilio. Sopra questa parte è da notare che Dante finge che traesse quella orazione alla sentenzia poetica, secondo la favola d’Ercole, e di Peritoo, e Teseo, la qual si dirà di sotto in questo capitolo sopra quel testo: Che giova nelle fata dar di cozzo; quasi dicesse: Tal ne sofferse, che ancora ne sofferrà. E questa potea esser la sentenzia di Virgilio, la quale con quel dinanzi dava paura a Dante, temendo non li convenisse combattere con Cerbero, come fe Ercole, Peritoo, e Teseo; e però finge che soggiunse l’altra ch’era di conforto; cioè: Oh quanto tarda. Finge ancora che Virgilio potè intendere quella orazione secondo che sposta fu di sopra; benché Dante la tirava pure a piggiore intendimento, e però ebbe paura per quel dir primo, cioè: Pure a noi converrà vincer la punga; e questo cagionava lo tiramento dell’orazione tronca forse a piggior sentenzia, che quella che Virgilio avea intesa. E sopra questa parte è da notare che l’autor finge questo diverso parlare essere stato in
- ↑ Elli sgomentasse; si sgomentasse. Questa maniera di adoperare assolutamente il verbo intransitivo aggiugne una certa grazia al discorso; ma è da badare che non offenda la chiarezza. E.