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[v. 121-130] | c o m m e n t o | 241 |
non à bisogno, Tal, che per lui ne fia la porta aperta. Questi è l’angelo che l’autore finge che fosse mandato da Dio, a fare aprire la porta di Dite contra la volontà de’ demoni, e questo fa per mostrare che niuna cosa può resistere al volere divino. Qui si può dubitare come Virgilio sapea questo, cioè che l’angelo discendesse. A che si può rispondere allegoricamente che la ragione sua vedeva, che ogni impedimento 1 dato dal demonio si toglie per li angeli messi da Dio, quando Idio vuole; ma litteralmente si può dire che l’infernali possano sapere in quanto è loro revelato 2, come dire si può; che Dante finga ora che fosse revelato a Virgilio per qualche parola che udì dire a quelli demoni quando chiusono le porti 3; e qui finisce questo canto viii. Seguita lo nono canto.
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Inf. T. I. | 16 |