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[v. 109-120] | c o m m e n t o | 239 |
dell’ingegno che l’uomo à, è grazia data da Dio specialmente, benchè tutti li beni ancora sieno dati da lui. Ma qui m’attendi; cioè m’aspetta, e lo spirito lasso; cioè stanco, Conforta e ciba di speranza bona; cioè abbi buona speranza, Ch’io non ti lascerò nel mondo basso; cioè in questo inferno, quanto alla lettera; quanto all’allegoria s’intende che la ragion di Virgilio non lascerebbe la sensualità di Dante in questa vile materia de’ vizi e de’ peccati; ma le conducerà 1 più alto a considerazione delle virtù purgatorie, come apparirà nel processo del poema.
C. VIII — v. 109-114. In questi due ternari l’autor nostro finge quel che seguì dopo lo partimento di Virgilio, dicendo: Così sen va, e quivi m’abbandona Lo dolce Padre; cioè Virgilio, et io; cioè Dante, rimango in forse; cioè in dubbio, Che il no, e il sì nel capo mi tenciona; cioè che l’un pensiere dicea: Ben tornerà, e l’altro dicea: No. Credea del sì, perchè Virgilio li avea promesso; dubitava del no per quel che avean detto li demoni. E qui si può notare che più tormenta l’aspettare, che non farebbe, perchè l’uomo sta in dubbio. Udir non potei quel ch’a lor si porse; cioè io Dante non potei intendere quel che Virgilio disse a quelli demoni; et in questo si scusa l’autore che non pone quello che dicessono: però che non l’udì; ma poeticamente finge questo per dare a pensare a’ lettori. E qui possiamo pensare che Virgilio dicesse loro che Dante venia per grazia concedutali da Dio, e che Idio volea così; ma quelli che sono ostinati in male più che li altri non vollono credere a Virgilio, come Carone e li altri demoni; e però dice: Ma el; cioè Virgilio, non stette là con essi guari; cioè con quelli demoni non stette molto tempo, Che ciascun; demonio, dentro; della porta, a pruova; l’un dell’altro, si ricorse.
C. VIII — v. 115-120. In questi due ternari pone l’autor nostro quel che poi feciono li demoni, dicendo: Chiuser le porti; della città Dite, quei nostri avversari; cioè demoni, Nel petto al mio Signor; cioè Virgilio, che fuor rimase; della porta di Dite. E questo dice l’autore per dichiarare che di sopra avea finto che dicessono li demoni: Chè qui tu rimarrai ec. Ei; cioè Virgilio, si rivolse a me; cioè Dante, con passi rari; come va a chi à pensiere, e dolore. Li occhi alla terra; avea Virgilio; questo dicea per mostrare l’abito che dà lo dolore e l’ira: imperò che prima li occhi guardano in terra, e le ciglia avea rase D’ogni baldanza; appresso sta con le ciglia chiuse, le quali l’uomo apre, et alza quando à allegrezza et ardire, e dicea nei sospiri; ecco l’altro segno di dolore e d’ira: Chi m’à negate le
- ↑ Conducerà, da conducere alla guisa de’ Latini molto imitati dai nostri primi Scrittori. E.