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236 | i n f e r n o viii. | [v. 76-96] |
inferno. E puossi intendere che perchè Dante finge che le mura della città Dite erano di ferro, che ancor le torri fossono di ferro, e fossono roventate per lo continuo fuoco che dentro v’è; e sopra questa parte basta 1 la esposizione litterale.
C. VIII — v. 76-81. In questi due ternari finge l’autor nostro come navicando pervennono alla città, dicendo: Noi; cioè Virgilio et io Dante, pur giugnemmo dentro all’alte fosse; cioè profonde, Che vallan; cioè le quali circundano, quella terra sconsolata; cioè Dite, ove non è mai consolazione: Le mura mi parean che ferro fosse; cioè a me Dante parea che le mura della città fossono di ferro. E questa è conveniente fizione che la città, ove si puniscono li ostinati peccatori, abbia le mura di ferro, che significa ostinazione. Et allegoricamente questa città si truova nel mondo, quanto a’ peccatori ostinati che peccano per malizia, e non per incontinenzia come si dimostra di sotto. Non sanza prima far grande aggirata; per le fosse che circuivano la città Dite, Venimmo in parte; Virgilio et io Dante navigando, dove il nocchier; cioè Flegias, forte gridò: Usciteci; cioè della mia nave che v’à qui portati: ben che si conviene a Flegias gridare come ad adiroso 2, et ad arrogante: qui è l’entrata; della città Dite, quasi dicesse: Qui è la porta; e così lo posò e lasciollo presso alla porta, e qui non cade altra esposizione.
C. VIII — v. 82-96. In questi cinque ternari l’autore nostro pone quello che seguitò, poi ch’elli furono usciti della nave, dicendo: Io vidi; cioè io Dante, più di mille in su le porte; della città Dite, Da ciel piovuti; cioè demoni che piovvono dal cielo, quando peccarono contro a Dio, che stizzosamente; cioè crucciosamente, Dicean: Chi è costui, che sanza morte; cioè innanzi che sia morto, Va per lo regno della morta gente; cioè delli infernali che non possono essere se non morti, e di ciò si crucciavano? E il savio mio Maestro; cioè Virgilio, fece segno Di voler lor parlar segretamente; cioè con quelli demoni. Allor chiusono un poco; cioè occultarono 3 e tennon celato, il gran disdegno; che avevano preso, E disser; a Virgilio: Vien tu solo, e quei; cioè Dante, sen vada; cioè se ne vada, Che sì ardito entrò per questo regno; dell’inferno. Sol si ritorni per la folle strada; cioè stolta via. Via stolta è quella che mena l’uomo all’inferno. Pruovi, se sa; cioè faccia esperienza del suo sapere, chè tu qui rimarrai; cioè tu Virgilio, Che li ài scorta; cioè mostrata sì buia contrada; come è questa dell’inferno. L’autor nostro finge verisimilmente essere stati ragionamenti nell’inferno, tra li demoni