49Quanti si tegnon or lassù gran regi,
50Che qui staranno come porci in brago,
51Di sè lasciando orribili dispregi!
52Et io: Maestro, molto sarei vago
53Di vederlo attuffare in questa broda,
54Prima che noi uscissimo del lago.
55Et elli a me: Avanti che la proda1
56Ti si lasci veder, tu sarai sazio;
57Di tal disio converrà, che tu goda.
58Dopo ciò poco vid’io quello strazio
59Far di costui alle fangose genti,
60Che Dio ancor ne lodo e ne ringrazio.
61Tutti gridavan: A Filippo Argenti;
62E il Fiorentino spirito bizzarro
63In sè medesmo si volgea coi denti.2
64Quivi il lasciamo, che più non ne narro;
65Ma nell’orecchie mi percosse un duolo,
66Per ch’io avanti l’occhio intento sbarro.3
67Lo buon Maestro disse: Omai figliuolo,
68S’appressa la città, ch’ à nome Dite,
69Coi gravi cittadin, col grande stuolo.
70Et io: Maestro, già le sue meschite
71Là entro certo nella valle cerno
72Vermiglie, come se di fuoco uscite
73Fossero; et el mi disse: Il foco eterno,
74Ch’entro le affoca, le dimostra rosse,
75Come tu vedi in questo basso inferno.
76Noi pur giugnemmo dentro all’alte fosse,
77Che vallan quella terra sconsolata:
78Le mura mi parean che ferro fosse.
- ↑ v. 55. C. M. Innanti che
- ↑ v. 63. C. M. si mordea coi denti.
- ↑ v. 66. C. M. intento gli occhi sbarro.