19Flegias, Flegias, tu gridi a voto,
20Disse lo mio Signore, a questa volta:
21Più non ci avrai, che sol passando il loto.
22Quale colui, che grande inganno ascolta
23Che li sia fatto, e poi se ne rammarca,
24Fecesi Flegias nell’ira accolta.
25Lo Duca mio discese nella barca,
26E poi mi fece entrare appresso lui,
27E sol, quand’io fui dentro, parve carca.
28Tosto che il Duca, et io nel legno fui,
29Secando se ne va l’antica prora
30Dell’acqua più, che non suol con altrui.
31Mentre noi corravam la morta gora,
32Dinanzi mi si fece un pien di fango,
33E disse: Chi se’ tu che vieni anzi ora?
34Et io a lui: S’io vegno, io non rimango;
35Ma tu chi se', che sì se’ fatto brutto?
36Rispose: Vedi, che son un che piango.
37Et io a lui: Con piangere e con lutto,
38Spirito maledetto, ti rimani:
39Ch’io ti conosco, ancor sia lordo tutto.1
40Allora stese al legno ambo le mani;
41Perchè il Maestro accorto lo sospinse,
42Dicendo: Via costà con li altri cani.
43Lo collo poi con le braccia m’avvinse:2
44Baciommi il volto e disse: Alma sdegnosa,
45Benedetta colei, che in te si cinse.
46Questi fu 3 al mondo persona orgogliosa:
47Bontà non è, che sua memoria fregi:
48Così se l’ombra sua qui furiosa.
- ↑ v. 39. C. M. ancor sii lordo
- ↑ v. 43. C. M. poi che le
- ↑ v. 46. Quei fu