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[v. 115-126] | c o m m e n t o | 219 |
d’animo negligente di cominciare le buone cose; e nota che santo Gregorio pone tristizia per peccato capitale, et accidia per sua specie. E per tanto è da sapere che propriamente accidia è approssimazione a riposo; e tristizia è dipartimento dal bene; onde tra loro è differenzia come tra l’uscire di casa et entrare nella via che sono una medesima cosa; ma ànno diversi termini. Ora è da notare che le specie dell’accidia sono xvi; cioè tepidità, mollezza, oziosità, sonnolenzia, indugio, tardità, negligenzia, imperseveranzia, remissione, dissoluzione, incuria, ignavia, indevozione, tristizia, tedio di vita, e desperazione. E le sue figliuole sono vi; cioè malizia, rancore, pusillanimità, vagazione di mente alle cose illicite, torpore contra li comandamenti, e diffidenzia. E le sue compagne sono vi; cioè povertà, viltà, afflizione o vero dolore, perdimento di tempo, sozzezza, infermità d’animo e di corpo. Ora doviamo notare otto rimedi contra il peccato dell’accidia; cioè occupazione, considerazione delle pene eterne, considerazione del premio eterno, la compagnia de’ buoni, l’esempro di Cristo, la considerazione de’ pericoli nelli quali siamo, fervore di mente, e la grazia di Dio: et è da notare che indiscreto fervore è vizio opposito all’accidia. Ora è da considerare che per convenienzia l’autore finge li sopra scritti tormenti essere nell’inferno a punire li accidiosi: prima li accidiosi sono sotto la palude di Stige attuffati, perchè l’accidioso sempre è in tristizia sommerso; e quello che gorgogliano è lo rimorso della coscienza che ànno di sì fatto peccato, che chiaramente non la dimostrano; e questo medesimo si verifica nelli accidiosi nel mondo, come apparirà a chi bene considera, e però non mi stendo più. Ma puossi qui muovere uno dubbio; cioè perchè l’autore trattò di questi due vizi insieme? A che si può rispondere che per ciò li à posti in questa palude che si chiama Stige: imperò che questi due peccati, de’ quali tratta in questa parte, danno tristizia all’animo e al corpo, onde ben si conviene che sieno puniti in Stige che significa tristizia; e perchè l’accidia mai non si cessa dalla tristizia 1, et è peccato occulto, e poco appare nelli atti di fuori, à finto che si punisca sotto l’acqua; ma l’ira sopra l’acqua, perchè benché l’origine sua venga dall’animo, pur si mostra nelli atti di fuori.
C. VII. v. 127-130. In questo ultimo ternario et uno verso l’autore continua lo suo processo, dicendo: Così girammo; cioè Virgilio et io Dante, ragionando di quelli due peccati de’ quali è detto di sopra, della lorda pozza; cioè palude Stige che era tondo come uno pozzo, se non che in mezzo vi era la città di Dite, Grand'arco; dice perchè n’aggirarono gran parte, tra la ripa sesta e il mezzo. De-
- ↑ Secondo il Cod. M. abbiamo aggiunto - e perché - fino - et è peccato - E.