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l'irosi si percuotono; in quanto fìnge che si stracciavano coi denti, s’intende la specie dell’ira che procede da 1 villania di bocca, o di sè, o del prossimo; in quanto finge la percussione delle mani, s’intende l’ira che procede ad offensione della propria persona, o di sè, o del prossimo; in quanto finge la percussione dei piedi, s’intende l’ira che procede ad offensione dell’avere, o di sè, o del prossimo.
C. VII — v. 115-126. In questi quattro ternari l’autore nostro finge che Virgilio li dichiarasse qual peccato era quello che si puniva con li tormenti detti di sopra; e poi soggiugne come in quella palude Stige, sotto l’acqua si punisce il peccato dell’accidia, quivi: Et anco vo', che tu ec. Dice adunque il testo: Lo buon Maestro; cioè Virgilio, disse: Figlio; a me Dante, or vedi L’anime di color, cui vinse l'ira; de’ quali è stato detto di sopra: Et anco vo’; io Virgilio, che tu; cioè Dante, per certo credi, Che sotto l’acqua; della palude Stige, è gente che sospira, E fanno pullular quest'acqua al summo; perchè per lo fiatare sotto l’acqua venivano li bollori suso, Come l’occhio ti dice; cioè come tu vedi, unque s’aggira; cioè in ogni parte che tu volgi li occhi; e questa gente Fitti nel limo; cioè in quel fangaccio del palude, dicon: Tristi fummo Nell'aere dolce; cioè del mondo, che dal Sol s’allegra: imperocché il sole illumina il mondo, e fallo giocondo et allegro, Portando dentro; nel cuore, accidioso fummo; cioè oscurità d’ accidia la quale fa l’uomo oscuro. Or ci attristiam nella belletta negra; della palude stigia. Quest'inno; cioè questi versi detti di sopra che contengono le parole, che fìnge l’autore che questi peccatori dicessono, le quali sono consonanti come comanda la regola de’ ritimi 2. si gorgoglian nella strozza; cioè gorgogliando dicono: Chè dir nol posson con parola integra. Assegna la cagione perchè gorgogliano. E deesi notare che perciò fìnge l’autore che li accidiosi sieno puniti sotto la palude Stige, che significa tristizia, perchè l’accidia è sempre con tristizia, come si dirà di sotto. E ben finge che Virgilio che significa la ragione, dica quello che coloro borbogliavano: imperò che la ragione di Dante questo finse, come parole convenienti alli accidiosi, i quali eziandio in parlare sono pigri, e per tedio non proferiscono parole intere. E per osservare l’ordine usato, è da vedere qui dell’accidia che è, e quali sono le sue specie, e quali sono le sue figliuole, e quali sono le sue compagne, e li rimedi che ci sono a schifarla. E prima, accidia è tristizia aggravante, ovvero, come dice santo Agostino: Accidia è tedio del bene interno, ovvero accidia è torpore